La legge nascosta dei destini

Emanuele Trevi, La casa del mago, Ponte alle Grazie 2023 (pp. 256, euro 18)

“‘Lo sai com’è fatto’. Quando mia madre mi parlava di mio padre ci metteva poco ad arrivare al punto, sempre lo stesso: per affrontare qualunque faccenda con quell’uomo enigmatico, con quel cubo di Rubik sorridente e baffuto, bisognava sapere-come-era-fatto. (…) Era evidente, d’altra parte, che non lo sapeva nemmeno lei com’era fatto, non lo sapeva nessuno”.

Se è vero che l’incipit rivela fin dall’inizio la qualità di un romanzo, questo di Trevi ne è la riprova. Apri il libro, leggi la prima pagina, la giri e a metà della seconda hai deciso: devi leggerlo tutto. E intanto ti chiedi che cosa ti ha conquistato e ti fa continuare.

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Il male su questa terra

Paolo Cognetti, Giù nella valle, Einaudi 2023 (pp. 128, euro 16)

Un cane che ne azzanna un altro e lo uccide per essere lui ad accoppiarsi. La femmina, testimone dello scontro, si concede al vincitore, che “l’annusò con gentilezza, si lasciò annusare. L’odore che lei sentì era di bosco, di terra, di foglie e del sangue del cane che aveva appena ucciso. Le venne voglia di leccarlo, e lo leccò. Poi lui la prese e così la sua infanzia era finita per sempre”. Possono Hemingway, o Carver, incrociarsi con Rigoni Stern? Cognetti pare dimostrarne la possibilità, in un racconto che per sua stessa ammissione ha nel Vecchio e il mare e nel London del Richiamo della foresta i suoi antecedenti, ma a Rigoni rimanda come al suo “grande maestro”.

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Un provvido scetticismo

J.M. Coetzee, Il polacco, Einaudi 2023 (pp. 128, euro 17)

Witold, un pianista polacco, settantenne, solo; Beatriz, una signora di Barcellona, quarantenne, sposata (anche se il suo matrimonio è di quelli che si reggono sull’abitudine, una sostanziale amicizia e parecchie cose che non si dicono). A farli incontrare, un concerto del pianista, che esegue il suo Chopin, assai poco simile al musicista romantico che Beatriz conosceva. Parlano inglese perché lei non capisce il polacco e lui lo spagnolo, e questo rende ancor più difficile comunicare se non in modo formale – secondo Coetzee, l’inglese, quando non è lingua madre ma convenzione linguistica imposta imperialisticamente, è un idioma in cui non si possono dire molte cose, l’amore per esempio.

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Chichita, amore mio

Italo Calvino, Lettere a Chichita 1962-1963, a cura di Giovanna Calvino, Mondadori 2023 (pp. 192, euro 14)

La conoscenza con Esther Judith Singer, detta Chichita, giunge dopo due anni in cui Calvino non ha scritto opere narrative: “Io forse non scrivo più e vivo bene lo stesso”, è arrivato a dire, nel maggio del ’61, all’amica Natalia Ginzburg. A un anno di distanza, tuttavia, il desiderio di lavorare a nuovi progetti è tornato: “Sono stanco della vita che faccio. Il lavoro editoriale (…) un mare di libri che non si ferma mai, occuparmi di tutti i libri di tutti gli altri, ma non potermi occupare dei libri miei”.

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Una profondità domestica e straniera

Vittorio Lingiardi, L’ombelico del sogno. Un viaggio onirico, Einaudi 2023 (pp. 178, euro 12)

Non è semplicemente ottima divulgazione, quella di Lingiardi: come nel precedente saggio sul narcisismo (Arcipelago N. Variazioni sul narcisismo, in queste note a fine ottobre 2021), è la capacità del narratore, del tema ma anche del cammino personalmente percorso per affrontarlo, a rendere accattivante il discorso e a chiamare in causa il lettore e la sua diretta esperienza. Tanto più quando di tratta di un’esperienza comune come quella del sogno, dimensione che “abita una profondità domestica a straniera, un altrove sconosciuto e nostro”, “ultimo spazio – forse – di vita privata”. Ma sempre sfuggente, perché “c’è qualcosa che appartiene al sogno che non riusciamo a consegnare alla veglia”, nonostante ci sforziamo di ricordare, di raccontare spesso, quel che nel sonno abbiamo vissuto.

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Il bisogno di denaro e la paura della morte

Claudio Piersanti, Ogni rancore è spento, Rizzoli 2023 (pp. 288, euro 19)

Il titolo richiama alla mente il romanzo di Vita Sackville-West, Ogni passione spenta, ma qui di passione non ci sono tracce. A meno che il rancore non lo si voglia annoverare fra quelle passioni tristi che caratterizzano il nostro tempo. È infatti una rabbia sottotraccia a dominare il protagonista, un sentimento che trae origine dalla storia familiare, segnata dal solito padre assente e dall’altrettanto ricorrente figura della madre vittima della prepotenza disinvolta del consorte. L’autore – ed è questa la parte più convincente del romanzo – fa emergere poco alla volta un carattere, un modo di stare al mondo che è andato via via formandosi in questo brillante viceprimario, sempre aggiornato ma anche attento al suo tornaconto (in nome del quale ha abbandonato l’ospedale pubblico per la clinica privata in cui vecchi danarosi concludono le loro esistenze), diagnosta geniale, affabile quanto basta con i colleghi e comprensivo con i pazienti.

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Un intrico di minacce incombenti

Nancy Fraser, Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunità e il pianeta, Laterza 2023 (pp. 204, euro 20)

“Un intrico di minacce incombenti e di problematiche in atto” gravano sul nostro mondo: dal “debito schiacciante” ai “servizi in calo”, dall’“irrigidimento delle frontiere” a “pandemie letali e condizioni meteorologiche estreme, il tutto sovrastato da disfunzioni politiche che inibiscono la nostra capacità di immaginare e di implementare soluzioni”. L’inizio ci riporta là dove ci aveva lasciato la diagnosi di Nouriel Roubini (in queste note nello scorso maggio), ma l’autrice promette di andare oltre, “diagnosticando le cause della malattia e – soprattutto – facendo i nomi dei colpevoli, l’una e gli altri accomunabili nella formula che dà il titolo al libro: capitalismo – un termine che solo di recente pare essere ricomparso nel discorso pubblico – non semplicemente come sistema economico, ma come “tipo di società”; cannibale perché ne è costituiva la necessità di divorare tutto ciò che non rientra – non si vuole rientri – nella contabilizzazione economica: dalle risorse delle comunità al lavoro di cura, dagli ecosistemi ai beni comuni, dai poteri pubblici alle energie dei lavoratori e alle capacità di azione collettiva.

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Le rotture ci definiscono, forse più dei legami

Claire Marin, La fine degli amori e altri adii che trasformano la nostra vita, Einaudi 2023 (pp. 128, euro 15)

“Ci piacerebbe che la rottura fosse un taglio netto (…). Invece la rottura è una lacerazione: “Anche rotti, i legami possono continuare a essere sensibili, membro di un’equazione fantasma, testimoni di una vita passata”. Che abbandoniamo o siamo abbandonati un residuo della presenza dell’altro è ineliminabile: non c’è lavoro del lutto che riesca al cento per cento ci ha ricordato Recalcati nel suo recente La luce delle stelle morte. Saggio su lutto e nostalgia (in queste note lo scorso marzo). Ma in questo libro la morte non c’è. O meglio: non le è dedicato un capitolo specifico, come invece alla nascita in quanto “prima rottura in ordine di tempo”, che ogni rottura forse riprende nel corso della vita. Ma non c’è, in ogni rottura, anche un presentimento della morte?

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Oltre l’accecante scontatezza della quotidianità

Karl-Markus Gauss, Viaggio avventuroso intorno alla mia camera, Keller 2023 (pp. 240, euro 18)

Il titolo ripropone quello dell’opera di quell’“arguto reazionario” che fu Xavier de Maistre (ma anche i reazionari possono scrivere libri da leggere, vedi Céline), aggiungendovi però quell’avventuroso di cui l’autore si incarica di render conto coinvolgendoci sin dalle prima pagine in viaggi che dalla sua casa e dalle sue cose – soprattutto quelle “cose di cui non si ha bisogno, e appunto per questo non possiamo farne a meno” – ci portano a incontrare luoghi e personaggi disparati, persi nella lontananza, quasi del tutto dimenticati.

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Il segreto rimorso del genere umano verso gli animali

Serenella Iovino, Gli animali di Calvino. Storie dall’Antropocene, Treccani 2023 (pp. 214, euro 18)

Se si è fra quelli che, come l’autrice, sono persuasi di quanto “Calvino ci aiuti a leggere il nostro presente”, non si può evitare di interrogare lo scrittore anche sul più grande problema di oggi, la crisi ambientale. Cercare nelle sue opere narrative, nei suoi saggi e nei suoi articoli riferimenti espliciti e aggiornati sarebbe ovviamente poco giustificato (Calvino è morto nel 1985) – anche se riserverebbe non poche sorprese. In questo libro si segue un’altra via, meno diretta ma più promettente: quella di verificare una sensibilità, un’attenzione al mondo non umano non in dichiarazioni, ma in testi che le lascino affiorare inequivocabilmente.

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Sfuggire alla drammaticità del divenire

Massimo Bucciantini, Pensare l’universo. Italo Calvino e la scienza, Donzelli 2023 (pp. 188, euro 25)

Un’avvertenza che ogni lettore di Calvino comprende al volo, innanzitutto: “Quando si ha a che fare con Calvino, il rischio che si corre più di frequente è quello di restare imprigionati dentro Calvino. Felicemente imprigionati, s’intende”. Per scongiurare il pericolo di “percorrere in lungo e in largo il suo universo narrativo e di restarne però, alla fine, prigionieri” non resta che una soluzione: “restringere il campo”, “lasciando perdere fin da subito ogni desiderio di completezza, e dunque scegliere: “Raccontare Calvino e la scienza è stato dunque anche un modo per far uscire Calvino da Calvino”, per trovare un bandolo nel discorso sviluppato in quarant’anni di lavoro. Tenendo però presente un dato di fondo: “Per Calvino la scienza non è mai termine di un rapporto. (…)

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Gioco combinatorio e libertà inventiva

Fabio Gambaro, Lo scoiattolo sulla Senna. L’avventura di Calvino a Parigi, Feltrinelli 1973 (pp. 169, euro 18)

Il titolo evoca la definizione che Cesare Pavese, negli anni del lavoro comune all’Einaudi, recensendo il primo romanzo del collega aveva dato di Italo Calvino, “scoiattolo della penna” ma, anche, delimita il periodo di cui si vuole trattare: gli anni che vanno dal 1967 all’80, quelli in cui Calvino abita a Parigi – con la moglie Chichita, la figlia Giovanna, nata due anni prima dal loro matrimonio e il primo figlio di lei, Marcelo, adolescente – in square de Châtillon, nella periferia sud della capitale, e scrive, molto: prosegue le Cosmicomiche per passare poi, a inizio anni ’70, alle Città invisibili e al Castello dei destini incrociati cui seguirà Se una notte d’inverno un viaggiatore, nel ’79, l’anno cui risale anche La poubelle agréée. Opere che consolidano la fama internazionale dello scrittore italiano e che segnano una svolta nella sua produzione, addirittura una cesura, a parere di alcuni.

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Leggerezza concisa, esattezza del giudizio

Italo Calvino, Il libro dei risvolti. Note introduttive, quarte di copertina e altre scritture editoriali, Mondadori 2023 (pp. 430, euro 15)

La “scrittura paratestuale” di Italo Calvino, impiegato, dirigente e poi collaboratore esterno dell’Einaudi fra il 1947 e il 1983: brevi testi, per la maggior parte anonimi, di presentazione di libri e autori pubblicati dalla casa editrice, sono quelli che leggiamo in questo libro. “Il massimo del tempo della mia vita l’ho dedicato ai libri degli altri, non ai miei”, avrebbe constatato lo stesso Calvino a fine anni ’70, riferendosi anche alle cinquemila lettere intercorse tra lui e gli scrittori con cui era entrato in rapporto – una selezione è comparsa in un libro intitolato appunto I libri degli altri, Mondadori 2022, il cui curatore, Giovanni Tesio, sottolineava come quello con gli autori suoi corrispondenti sia stato sempre un dialogo per lo più ma non esclusivamente editoriale, che almeno in parte coinvolgeva l’officina e i retroscena delle sue stesse opere”.

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Enclopedia Calvino

Domenico Scarpa, Calvino fa la conchiglia. La costruzione di uno scrittore, Hoepli 2023 (pp. 832, euro 30)

Uno strumento utile per orientarsi fra i molti libri pubblicati in occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, avvenuta il 15 ottobre del 1923, e insieme un’introduzione alla lettura di alcuni di essi, che queste note segnaleranno sino alla metà del mese prossimo: questo e molto altro offre quella che si potrebbe sinteticamente definire, per la sua complessità e la sua esaustività, un’ Enciclopedia Calvino, capace di render conto non solo dell’uomo e dell’autore ma anche del contesto nel quale la sua opera si è via via realizzata. Senonché, la definizione potrebbe risultare fuorviante: il lavoro di Scarpa non si limita a raccogliere dati e informazioni, ma propone letture critiche che si rapprendono spesso in interpretazioni illuminanti, di Calvino ma anche del secondo ’900 italiano, letterario e non solo letterario, e si aprono a considerazioni più generali sullo scrivere e sulla letteratura.

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Elogio (e segreti) della poesia

Nicola Gardini, Consigli a un giovane poeta, Garzanti 2023 (pp. 204, euro 16)

Le Lettere che Rainer Maria Rilke e la Lettera che Virginia Woolf indirizzavano a un giovane poeta sono ben presenti in queste pagine, sin dagli esergo che le precedono, e nei “consigli” che l’autore avanza non solo a chi aspira alla scrittura poetica o ne tenta le prime prove, ma anche a coloro che ne sono fruitori e possono ritrovare qui, espressi con rigore e insieme con una passione capace di trasmettersi, idee che la lettura di poesie aveva permesso di abbozzare soltanto. A partire da una fondamentale distinzione: prima di ogni poesia c’è la Poesia, “intuizione e ricerca di affinità”, di “corrispondenze” come amava dire Baudelaire, che si creano attraverso la ripetizione (di lettere, parole, frasi, ritmi sillabici) che avvince “l’orecchio e la mente del lettore-ascoltatore, lo stimola ad aspettarsi (…) il ritorno di qualcosa, a stare nel tempo e nello spazio della poesia e a viverlo come spazio di una promessa”.

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Il vecchio e la ragazza

Erri De Luca, Le regole dello Shangai, Feltrinelli 2023 (pp. 112, euro 14)

“Lo scrivo da lettore: all’inizio di un libro, mi piace sapere subito con chi ho a che fare. Non va bene per me scoprire chi sono i personaggi dopo svariate pagine”. Solo una consumata padronanza della scrittura narrativa può suggerire un incipit del genere, e di seguito mantenerne la promessa presentando i protagonisti: “Lui è un anziano campeggiatore solitario, anche in inverno. Lei è una giovane gitana scappata dal campo e dalla famiglia”. Ma queste sono solo delle carte d’identità: è alle voci della ragazza e del vecchio – così si chiameranno fra loro – che l’autore lascia il compito di dettagliare i rispettivi profili.

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Contro il nostro pensiero terrestre

Simone Regazzoni, Oceano. Filosofia del pianeta, Ponte alle Grazie 2022 (pp. 212, euro 16)

Coniugare l’argomentazione scientifica con la narrazione, filtrare la teoria appresa attraverso l’esperienza vissuta: l’autore è certamente fra quanti ritengono che questa sia la via per affrontare l’impensabile del disastro ambientale, ma la conversione che prospetta non è altrettanto scontata. Il dato di partenza è infatti costituito dalla constatazione che siamo “figli di un linguaggio e di un pensiero terrestri” che occorre sovvertire. Il settanta per cento della superficie terrestre è costituita da “Oceano”, non semplicemente dall’acqua, ma da un “Oceano universale” che “deve essere pensato come un tutto senza divisioni, un sistema unico al mondo che va dalla superficie agli abissi, dall’equatore ai poli e dall’inerte al vivente” e che, a differenza delle terre emerse, “resta ancora in gran parte (per l’ottanta per cento) inesplorato, non mappato, sconosciuto, senza misura, ingovernabile”, pur costituendo “il più importante fattore di controllo del clima sulla Terra.

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Perché le piante

Antonio Pascale, La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini, Einaudi 2022 (pp. 292, euro 20)

Vivere è sempre imparare a vivere. Se l’hai capito – senza metterti a fingere di saper vivere né, come capita a molti, passata la cinquantina, convincerti di averlo imparato – puoi scrivere della vita, la tua innanzitutto, e quella degli altri, con leggerezza divertita, ironia bonaria, malinconia affettuosa, e lo farai senza stabilire gerarchie fra le diverse età che hai attraversato e dunque in un andirivieni continuo tra l’infanzia e l’età che hai al momento in cui scrivi. Anche se – come l’autore – hai “sempre avuto la memoria bacata” e sei “un narratore inaffidabile” e dunque non ti resta che “(fare) autofiction polifonica, cioè (assorbire) umori e sensazioni dall’ambiente cercando di restituirli”.

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Poesia per sportivi e non

Franco Arminio, Atleti, HarperCollins 2022 (pp. 83, euro 14)

Non sei mai stato uno sportivo, né hai mai avuto interesse per lo sport. E dunque. Ma lui lo conosci, è il paesologo, il cantore della montagna abbandonata…

Leggi la prima (è un libro di poesie): “Da bambino m’impegnavo / in molte sfide, fissare / il sole, resistere / al solletico, privarmi / del respiro. / Non vincevo e non morivo / perché subito fallivo”. Be’, ma allora, le premesse per diventare un amante degli sport c’erano anche nel bambino che sei stato tu…

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Il vicolo cieco dell’orgoglio

Tove Jansson, Campo di pietra, Iperborea 2022 (pp. 123, euro 14)

Non è certo l’unico romanzo, questo, a raccontare del bilancio fallimentare di una vita. Della vita di un uomo colto, che l’ha passata scrivendo. Viene in mente un personaggio di Čechov, il protagonista di Una storia noiosa, costretto a riconoscere che la propria vita, pur nella sua laboriosità, ha mancato di un centro, di un riferimento certo, e quindi non può più trovare che una conclusione che la lascerà in sospeso, senza darle soluzione. Eppure la vita di Jonas, giornalista di lungo corso da poco in pensione, un centro l’ha avuto: la fede nelle parole, nella loro esattezza, nella loro capacità di precisare quel che si pensa e si intende sostenere.

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Il catechismo e il telefonino

Chiara Valerio, La tecnologia è religione, Einaudi 2023 (pp. 116, euro 13)

Il nipotino, cinque anni, divarica pollice e indice per ingrandire la fotografia, come se la pagina del libro fosse lo schermo del cellulare: “Zia, il libro non funziona”, conclude infastidito. Il raccontino, più efficacemente di una presentazione argomentata, ci introduce al tema: viviamo in un mondo – l’unico, per un bambino, “in cui la tecnologia è sufficientemente potente da mimare la realtà”, generando una possibile confusione tra fatti e rappresentazioni. Un effetto non voluto che, occorre comunque riconoscere, “epoca dopo epoca, ha rappresentato il grande correttivo e amplificatore delle possibilità dei corpi”: “il corpo non ci basta più e in fondo non ci è mai bastato”. Perché mortale, innanzitutto: corpo di carbonio che tuttavia, da qualche tempo, è affiancato da corpi di silicio. A una “sostanza trovata” s’è aggiunta una “sostanza creata”.

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