
Jón Kalman Stefánsson, La tua assenza è tenebra, Iperborea 2022 (pp. 608, euro 21,50)
Un uomo che non ricorda più nulla di sé, una donna che sembra riconoscerlo, come tornasse da un lungo viaggio che l’ha tenuto lontano, forse, dal suo amore… Ma non c’è da illudersi: dopo questo inizio, che potrebbe essere quello di una narrazione come tante, lineare nel suo svolgimento, la trama si complica in una miriade di vicende, racconti e racconti di racconti che non solo hanno protagonisti diversi ma si dispongono in momenti diversi entro un arco di un paio di secoli, e ritornano su sé stessi per procedere, a distanza di pagine, non in sequenza ma secondo un tracciato a spirale che, appunto, contempla riprese e avanzamenti. Non sembra curarsi, lo scrittore, della fatica che chiede al lettore, tranne che in qualche raro caso nel quale lo avverte (o avverte sé stesso?): “fermati un attimo, perché qui c’è un intoppo, una storia, un destino, e per questo abbiamo bisogno di tornare indietro, nel passato (…). Torniamo indietro nella speranza di comprendere meglio, di orientarci meglio. Quindi rallenta. O meglio: rallentiamo il tempo. Altrimenti non si può raccontare”.
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