Da contadini a conquistadores

Paolo Malaguti, Piero fa la Merica, Einaudi 2023 (pp. 208, euro 18.50)

“Nel bastimento non vi può stare che 300 persone e invece ne sono più di 800 che siamo fissi come le sardelle”: parola di Giovanni Biagio, migrante nel 1877. Ogni capitolo inizia con la citazione di un passo delle lettere scritte ai parenti rimasti a casa da quelli che hanno lasciato il paese per andare in Merica. Ma non ritroviamo in queste pagine il racconto già molto frequentato dell’epopea dell’emigrazione italiana verso il nuovo mondo. La lingua impiegata non è quella del romanzo-saggio, ma si mantiene vicina alla parlata dei protagonisti, contadini veneti timorati di Dio ma anche interpeti originali delle Scritture (“Ha detto l’arciprete: prima ci stavano Adamo ed Eva, giravano nudi, senza vergogne.

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Luoghi piante animali uomini / Stefano Mancuso

“Che esista una cosa chiamata riscaldamento globale, la cui azione produce catastrofi, dopo quasi un secolo di ricerche da parte della scienza, dovrebbe essere ormai una nozione comune; è qualcosa di talmente noto che continuare a parlarne è ormai diventato addirittura dannoso. Controproducente. Chi soltanto prova a citare cosa dicono a proposito di riscaldamento globale gli studi dei migliori centri di ricerca mondiali, è o una Cassandra (per chi ha fatto studi classici) o un semplice menagramo il cui solo risultato è, appunto, portare iella e generare ecoansia. (…) Il riscaldamento globale è il più grave problema che l’umanità abbia mai avuto nel corso della sua storia”.

Il muro di un’Europa allo sbando

Maurizio Pagliassotti, La guerra invisibile. Un viaggio sul fronte dell’odio contro i migranti, Einaudi 2023 (pp. 240, euro 18)

“In questo libro la pars construens non c’è, c’è solo la realtà”. Questa l’avvertenza al lettore. L’antefatto è il libro dedicato, tre anni fa, ai “naufraghi a 2000 metri di quota”, i migranti che tentano di attraversare le Alpi occidentali per raggiungere la Francia (Ancora dodici chilometri. Migranti in fuga sulla rotta alpina, in queste note nel febbraio 2020). Questa volta, sono quelli che percorrono la rotta dei Balcani i protagonisti di un racconto la cui sostanza non cambia: “Esistono mondi nel nostro mondo che ignoriamo, perché abbiamo avuto il savoir faire di esternalizzare la violenza e la ferocia”, dibattendoci “tra un compassionevole ‘poveretti’ e un preoccupato ‘Ma sono troppi, come facciamo a prenderli tutti. Aiutiamoli a casa loro’”. Quel che intanto è avvenuto, di fatto, è che “un imponente messaggio fondato sul ‘loro sono il pericolo’ e ‘noi siamo in pericolo’ è diventato egemone in quelle che un tempo venivano definite ‘classi subalterne’”.

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Economia circolare come pratica di vita

Lorenza Gentile, Le cose che salvano, Feltrinelli 2023 (pp. 310, euro 19)

Non ha ancora trent’anni quando, a differenza del fratello, dopo la morte della madre trova il coraggio di lasciare l’austero e tirannico padre e tornare in città. Ma, per quanto protagonista di una vicenda che non manca di risvolti drammatici, Gea è mossa da un ottimismo di fondo, da una speranza sostanziale che trae forza da quel che di buono c’era nell’ideale di autosufficienza a cui il genitore l’ha educata: sembra di vederla, lei e gli altri personaggi, muoversi con leggerezza e insieme determinazione, svagatezza e impegno.

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Una passione trascinante e intelligente

Stéphane Carlier, Clara legge Proust, Einaudi 2023 (pp. 162, euro 17,50)

Frasi fatte, gesti stereotipati, chiacchiere che non vanno oltre il pettegolezzo, desideri prevedibili quanto velleitari sono i tratti che accomunano la parrucchiera Jacqueline, titolare del negozio; Patrick, coiffeur di rango che presta la sua opera saltuariamente; la dipendente Nolwenn, e le clienti con le loro storie scontate: figure che non si discostano – per come l’autore ce le presenta – dal modello di umanità media di una media città di provincia. Ma poi c’è Clara, l’altra aiutante, la cui esistenza sembra sfuggire alla banalità, non fosse che per l’invidia generale che l’attornia per via del fidanzato così bello e prestante da sembrate un eroe dei cartoni animati – e non guasta che il suo sia “il lavoro che tutti i bambini sognano”, quello del pompiere. Senonché, nel privato, si tratta di “un uomo che non desidera più”, né d’altra parte sa più suscitare il desiderio di Clara.

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Scrivere, leggere / Daniele Benati

“Non c’è nulla al mondo che di per sé valga o non valga la pena di essere fotografato o dipinto o raccontato o descritto o messo in musica. Tutto dipende da te, da quello che sai vedere o ascoltare e da come risponde il tuo cuore quando vedi o ascolti. Ma non c’è nulla da buttar via (…) se uno è un artista vero (…) va a tirar fuori la qualità che le cose hanno anche quando sembra che di qualità non ne abbiano neanche una. E qui non c’è insegnamento che tenga, non c’è moda o tendenza, è solo un gesto che fai perché la tua vita ti ha portato a farlo, oppure perché è solo così che può manifestarsi il tuo talento che al contrario di quello che pensano in molti non è un dono che si riceve gratis”.

Luoghi piante animali uomini / Mauro Covacich

“Negli ultimi tempi gli umani, soprattutto gli abitanti dei continenti agiati, soffrono la vita in comunità, a meno che non sia digitale. Sono quasi tutti ottime persone, nelle quali cinofilia e gattofilia sono venute a compensare valori sempre più alti di misantropia. (…) Questa nuova società atomizzata, tutta homevideo, delivery e smartworking, resta comunque fatta di umani bisognosi di calore. La presenza massiccia di animali intorno a noi ha un effetto ansiolitico, riduce il panico per la fine del mondo. Visto che, a quanto pare, la fine del mondo sarà responsabilità degli umani (…) circondarsi di animali è anche un trucco che abbiamo escogitato per diminuire, almeno di primo acchito, la presenza umana nel paesaggio percepito, un’illusione ottica che aggiunge una sfumatura green attenuando un po’ il nostro senso di colpa”.

La lettura, esistenza parallela dello scrittore

Domenico Starnone, L’umanità è un tirocinio, Einaudi 2023 (pp. 394, euro 18)

Se “umani si diventa” – e dunque “l’umanità è un tirocinio”, cui “non poco concorre la letteratura” –, la vecchiaia è “il periodo meno assennato dell’esistenza”, l’unico nel quale può venire in mente a un ottantenne di ripercorrere la propria biografia intellettuale, con il risultato di tracciare di sé un “ritratto di lettore sventato mentre scrive in margine avventatamente”. A partire dai primi ricordi familiari, tanto lontani da presentarsi solo come “frammenti”, anzi: “sentimenti” che hanno conservato la loro forza, il loro significato, quello in particolare di aver probabilmente originato “la spinta a scrivere”: “Mi sembrano sentimenti – commenta infatti l’autore –, o forse sono già finzioni”.

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Oggi, domani / Christopher Bollas

“[I valori psichici attuali] non si basano tanto sull’esperienza diretta, quanto piuttosto sulle percezioni indirette prodotte dalla rivoluzione dell’informazione. I Sé contemporanei vivono a una certa distanza dal coinvolgimento nella vita reale: si ritirano dall’ansia suscitata da tutto ciò che non è mediato per cercare rifugio nella tecnologia, che promette un ambiente affidabile, confortevole, indolore”.

Ammirazione inconscia, disprezzo palese

Francesco Pecoraro, Solo vera è l’estate, Ponte alle Grazie (pp. 207, euro 16)

Il mare e l’estate come spazio-tempo capace di restituire senso a esistenze immaginarie, nella sostanza disilluse, come in La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie, 2013); la miseria e la sciatta casualità del paesaggio urbano, con la sua “devastazione palazzinesca”, come nel precedente Lo stradone (2019, per lo stesso editore), e come in quest’ultimo la memoria del tempo della politica, di un progetto collettivo ormai impensabile: sono molti gli elementi di continuità che si possono rintracciare nei romanzi di Pecoraro, oltre che sul piano dei contenuti su quello dello stile, che sistematicamente intreccia racconto e riflessione, voci dei personaggi e disincantate denunce dell’autore, insofferente di distinzioni rigide fra discorso letterario e saggistico, fiducioso delle potenzialità critiche della narrativa.

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Fra estraneità e supponenza

Giorgio Caravale, Senza intellettuali. Politica e cultura in Italia negli ultimi trent’anni, Laterza 2023 (pp. 159, euro 18)

E tutti i libri che si vedono sui banchi delle librerie? libri densi di pensiero critico sulla politica e l’economia, i costumi e le mentalità, le disuguaglianze e l’ambiente? Che chi ha poteri per decidere non ne tenga conto è un fatto; un altro è che comunque non manchino intellettuali colti e impegnati. È questa la reazione, legittima, che possono a volte suscitare le denunce o le lamentazioni sulla scomparsa, o peggio: il silenzio, degli intellettuali. Una reazione che non ha però motivo di prodursi leggendo questo libro. Perché non sono tanto le manchevolezze o l’ignavia degli intellettuali l’oggetto del discorso (anche se ce n’è anche per loro), quanto il loro discredito presso politici che hanno ben poco accreditamento di cui potersi vantare. Risultato: il ritiro, da parte degli uomini di cultura, da ogni forma di politica attiva o quantomeno la rinuncia a cercare comunque un’interlocuzione fra gli amministratori della cosa pubblica.

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Un apologo sorridente della vita ridotta all’essenziale

Sara Baume, L’occhio della montagna, NNE 2023 (pp. 208, euro 18)

Non avevano niente da dimostrare, né agli altri né a sé stessi, lui e lei. Semplicemente, essendosi casualmente conosciuti, e piaciuti, hanno deciso di mollare tutto, città, lavoro, genitori e fratelli, e trasferirsi in un posto non lontano ma sperduto abbastanza, in una casa provata dal tempo ma ben collocata, vicina alla costa e ai piedi del monte che, come un “occhio colossale”, “stava di guardia al cielo al mare e alla terra”. Non avevano pretese del resto, Bell e Sigh, essendo entrambi giunti, benché ancora giovani, alla conclusione che “l’unica esistenza appropriata fosse quella che lascia meno tracce possibili, e progressivamente scompare”. L’uno a l’altro “curiosi di vedere cosa sarebbe successo se due misantropi solitari avessero provato a vivere insieme”. E dunque si sentono capaci di “inaugurare” una nuova famiglia – loro e i due cani che li accompagnano–, “senza regredire agli obblighi di       fare regali,      partecipare a riunioni,      o amare”. (Non sono errori tipografici gli spazi che spesso separano più del dovuto le parole: quella di Baume è una prosa che, soprattutto nella chiusa dei brani nei quali il testo si articola, assume movenze poetiche, come a suggerire dei fermoimmagine che inducono un rallentamento nella lettura).

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Scrivere, leggere / Andrea Bajani

“Ho sempre pensato, nell’atto di scriverlo, che ogni mio libro sarebbe stato l’ultimo. Lo pensavo lungo tutto il percorso e, se possibile, con ancora più lancinante lucidità quando l’ho finito. Dopo questo libro, basta. Non scrivo più. Questa frase, che ogni volta ho pronunciato solennemente a me stesso, mi ha sempre dato sollievo e messo col piede sulla soglia di un’inquietudine estrema”.

Luoghi piante animali uomini / Pierre Bourrigault

“Furiu è invisibile. O meglio, sottrae materia agli oggetti. Così anziché essere seduto sul divano – troppo facile constatarlo – potremmo accettare l’idea che ritagli la sua superficie. Quindi dove c’è lui non c’è il divano. Ma, in effetti, Furiu ha il dono di non esserci. O dona il non essere alle cose. Comunemente si sente dire che il cane dà pienezza e senso alle nostre vite. Ma se capovolgessimo la questione? Se il cane conferisse vuotezza e nonsenso alle nostre esistenze? In fondo un cane, col suo star lì a guardarci mentre noi corriamo nella vita, col suo sistematico non fare, è un atto d’accusa verso qualunque fine e qualunque impegno. Il cane, seduto sul divano, è il maestro dei distacchi”.

Una solidarietà muta

Maylis de Kerangal, Fuga a est, Feltrinelli 2023 (pp. 95, euro 12)

Coscritti, giovani chiamati alle armi che viaggiano sulla Transiberiana, il treno che percorre lentissimo, accumulando ritardi su ritardi, i novemila chilometri fra la capitale russa e Vladivostok: “vengono da Mosca e non sanno dove vanno, nessuno gli ha detto nulla”. Tra loro Alëša, vent’anni. Se ne sta nell’ultimo vagone, “la fronte premuta contro il vetro posteriore del treno, quello che dà sui binari” e guarda la “steppa viola e lanosa – il suo paese di merda”. Basta questo per farci capire: lui è uno dei tanti che “ha pensato di riuscire a evitare il servizio militare, a fregare il sistema e farsi esonerare”, “a Mosca non c’è un solo ragazzo tra i diciotto e ventisette anni che non provi a fare lo stesso”. E già qui la figura di Alëša, appena incontrata – siamo alle prime pagine – ci fa pensare a ragazzi come lui, quelli che Putin ha mandato in Ucraina, anche se questo libro, in Francia, è uscito undici anni fa, nato oltre tutto dalla riscrittura di un radiodramma che l’autrice aveva composto l’anno prima, dopo un viaggio sulla Transiberiana, invitata come altri scrittori francesi in Russia, mentre colleghi russi lo erano in Francia.

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Una passione persuasiva

Eugenio Borgna, Mitezza, Einaudi 2023 (pp. 114, euro 12)

“Mitezza è la capacità di cogliere che nelle relazioni personali – che costituiscono il livello propriamente umano dell’esistenza – non ha luogo la costrizione o la prepotenza ma è più efficace la passione persuasiva, il calore dell’anima”. Borgna parte dalle parole di Carlo Maria Martini per definire le “possibili articolazioni” di questa “esperienza umana così importante, e così dimenticata”. E così quotidiana, se lo si volesse: “Talora non ci rassegniamo a che sia l’altro a concludere il discorso e vogliamo per noi la battuta finale. Sarebbe bello imparare la beatitudine di chi, a un certo punto, sa tacere nell’umiltà lasciando che l’altro magari prevalga, perché non è poi così importante spuntarla”.

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Il tempo, la vita, gli altri / Anonimo (terzo millennio a.C.)

“Perché, Gilgamesch, sempre insegui il dolore? Ti sei affannato. E che cosa hai ottenuto? L’uomo si spezza come canna in un canneto. Il giovane avvenente, la bella fanciulla, la Morte li ghermisce! Mai nessuno vede la morte! Gli dei sia la Morte sia la Vita han decretato, ma il giorno della Morte non rivelano… All’improvviso non c’è più nulla”.