Un venale mangiasoldi o uno scrittore geniale?

Maurizio Testa, Maigret e il caso Simenon, Homo scrivens 2023 (pp. 196, euro 16)

Le camminate lungo la Senna, la pipa e il bicchiere di calvados in una brasserie, il via vai del Quai des Orfèvres: è lui, Maigret, attorniato dai suoi, Lucas, Torrence e Janvier, senonché stavolta deve indagare non su un malvivente, ma su uno scrittore, perché prima di legare il suo nome “all’immagine internazionale della cultura francese, occorre essere sicuri”, stabilire se si tratti di “un venale mangiasoldi o di uno scrittore geniale”. Ma perché affidarla proprio a Maigret, quest’“indagine delicata e complessa”?

Perché, gli rammenta il giudice Comeliau – a sua volta esecutore di un volere superiore, quello del governo francese – lui l’aveva conosciuto quello scrittore, al tempo in cui si firmava Georges Sim e frequentava gli uffici della polizia giudiziaria per documentarsi prima di mettersi a scrivere uno dopo l’altro, firmandosi finalmente con il proprio nome per intero, “romanzi con Maigret come protagonista”. Tanto che il commissario aveva persino pensato di fargli causa, per aver “utilizzato senza permesso il suo nome, la sua immagine, il suo lavoro e sfruttato commercialmente la sua popolarità. Ma poi s’era convinto che tutto ciò avrebbe creato solo ulteriore pubblicità” a quel profittatore. E adesso, ironia della sorte, proprio di quello deve occuparsi: “ma che ne sapeva lui di letteratura e di romanzieri… e poi non aveva nemmeno letto nulla di quel… Sim o Simenon che fosse” – a differenza di sua moglie, la signora Maigret, che i romanzi di quel tale li aveva letti, di nascosto, “con una punta di compiacimento”.

Sta di fatto che gli ordini dei superiori non si discutono e, volente o nolente, Maigret inizia la sua inchiesta dagli incartamenti che il giudice gli mette a disposizione, da subito indirizzandola, tuttavia, secondo la sua inconfondibile propensione a entrare nel personaggio indagato, a sondarne aspetti del comportamento e pieghe del carattere, il che, visto che il soggetto non è più fra i vivi, si deve fare ricorrendo a fotografie, un mare di fotografie, e a testimonianze di chi l’aveva frequentato. Come madame Colette, ad esempio, la quale a inizio anni Venti aveva incoraggiato quel giovane che “era davvero innamorato dello scrivere, ma faceva con altrettanto amore i suoi conti”, portato com’era a prediligere “la bella vita e le donne” – Joséphine Baker, per dirne una… Un personaggio fin da quei tempi, dunque, caparbio a ambizioso, capace in seguito di alimentare leggende come quella della “gabbia di vetro”, rinchiuso nella quale avrebbe dovuto scrivere a tempo di record un romanzo sotto gli occhi del pubblico.

Vicende dello scrittore e ricerche del commissario si intrecciano senza dare l’impressione che – come sarebbe potuto accadere – le seconde suonino come un puro pretesto per dar conto delle prime: ha ragione l’autore quando, in apertura, definisce il suo libro “un’opera atipica che si legge come un’inchiesta del commissario Maigret, ma che informa come una vera e propria biografia di Georges Simenon”.

Non che mancassero storie della vita del creatore di Maigret, come proprio uno dei personaggi interpellati ricorda al commissario (“basterebbe spulciare una delle tante biografie, per esempio quella voluminosa scritta da Assouline), alludendo al lavoro di Pierre Assouline, Georges Simenon. Una biografia (Odoya 2014), ma se ne potrebbe ricordare anche una precedente a firma di Stanley G. Eskin (Georges Simenon. Alla scoperta di un protagonista del Novecento, Marsilio 1996). Ma è un fatto che – come tiene a precisare l’autore di questa – “nessun italiano aveva mai scritto una vera biografia” (se pur ricca di notizie sulla vita dello scrittore, tale non si può considerare infatti Alfabeto Simenon, di Alberto Schiavone e Maurizio Lacavalla, Edizioni BD 2020).

Per tutti coloro che amano Simenon e seguono le uscite dei suo romanzi, si direbbe destinate a non finire mai (dopo quelli pubblicati nel 2023 e segnalati in queste note nello scorso febbraio, un altro – La prigione – è arrivato in libreria all’inizio di quest’anno), può costituire in definitiva una lettura piacevole questa storia di un uomo di primati quale  si può a ragione definire un scrittore che “ha scritto tra romanzi e racconti oltre quattrocento titoli, tradotti in una cinquantina di lingue, vendendo fino a oggi circa settecento milioni di copie in tutto il mondo”,  ma che inoltre, sul piano della vita privata, ha collezionato altri record avendo “vissuto in cinque paesi e due continenti, avuto due mogli e due compagne con quattro figli” – senza contare le diecimila donne, di cui la maggior parte a pagamento, con cui ha intrattenuto rapporti ravvicinati, come lui stesso confessava all’amico Federico Fellini, in una delle lettere raccolte in Carissimo Simenon, Mon cher Fellini (Adelphi 1998).

Questo testo compare anche nel sito della nuova libreria Rinascita di Brescia, alle cui attività culturali Carlo Simoni collabora.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *