La coscienza e il computer

Ulf Danielsson, Il mondo in sé. La coscienza e il tutto nella fisica, Einaudi 2023 (pp. 162, euro 19)

Per chi si è rassegnato a una fisica, e più in generale a una scienza che non parla più la nostra lingua e non incrocia la nostra esperienza, inutile quindi da interrogare nella ricerca di un senso, questo libro, scritto da un fisico teorico, dimostra che il distacco consumatosi non è del tutto inevitabile. Perché di un libro impegnativo si tratta, duro, in certe pagine, ma capace anche di venirci incontro, ponendo le questioni che anche il non addetto ai lavori si pone.

Senza essere l’ennesima opera – sulla fisica e l’astrofisica, la genetica e la neurobiologia – che dichiara scopi di divulgazione e promette contenuti e ragionamenti alla portata di tutti, la trattazione dello scienziato svedese offre se mai avvertenze preziose alla lettura di quelle opere, partendo dal presupposto che “Siamo esseri biologici definiti dal fatto stesso di creare significato”, culturalmente propensi ad assegnarlo tuttavia a ciò che riteniamo permanga, non a ciò la cui esistenza si gioca invece sotto il segno della caducità. Ma non è solo questo a condizionare la nostra percezione e la nostra idea del mondo e noi stessi: “Ho un segreto da rivelarvi”, questa la frase d’esordio: “gli esseri viventi non sono macchine, la matematica è solo dentro le nostre teste, il mondo esiste e non è una simulazione, i computer non possono pensare, la nostra coscienza non è un’illusione e non siamo dotati di libero arbitrio”. Ecco tutto, già nelle prime righe. Le pagine che seguono spiegano queste affermazioni perentorie, a partire dalla necessità di sbarazzarsi della “visione dualistica dell’esistenza che ha radici storiche, nella quale la coscienza umana si eleva al di sopra del mondo stesso”, una visione “fondamentalmente religiosa”, che ricorre a “concetti e metafore che corrompono il nostro pensiero”. Come l’idea di un’anima trascendente” e immortale (o del “suo sostituto moderno: l’informazione”), quando invece “che il sé sia radicato nel corpo deve essere vero per il semplice motivo che la matematica, il linguaggio, i simboli e, cosa più importante, il significato (…) non esistono senza un corpo fisico”; “i nostri copri organici, tutti i nostri pensieri, compresi i modelli scientifici che creiamo, sono parti dello stesso mondo che desideriamo così ardentemente cogliere”. Senonché, “il sé – l’anima, se si preferisce – non è un’illusione. Cartesio aveva ragione a sentirne l’irriducibilità, ha sbagliato nel crederne la trascendenza immateriale, la superiore separatezza. La coscienza è il più sorprendente dei fenomeni fisici, ma non è paragonabile a un computer così come gli organismi viventi non possono essere descritti come macchine. Perché “nascono attraverso l’evoluzione, dove non c’è obiettivo e l’orologiaio è cieco” e “per il significato o la teleologia non c’è posto”.

Affermare che “la fisica è tutto”, dunque, non comporta allinearsi al riduzionismo, per il quale il fatto che tutto sia materia renderebbe sufficiente il linguaggio delle scienze fisiche a descrivere e spiegare anche fenomeni che sembrano sfuggire alle “leggi della natura”. Anche queste infatti, come la matematica, “appartengono alla nostra descrizione del mondo e non sono affatto qualcosa che sia tenuto ad avere un’esistenza indipendente da noi. (…) L’universo non è governato da ciò che chiamiamo ‘leggi della natura’, piuttosto, sono le leggi della natura che sono costruite da noi per seguire l’universo” e “possono svilupparsi perché sono dentro le nostre teste”, costruite attingendo alle formule della matematica la quale, per rigorosa che sia, “esiste in modo puramente fisico nel nostro cervello biologico (…) solo sottoforma di processi transitori che aiutano gli esseri umani a comprendere meglio la loro enigmatica esistenza”.

Sgombrare il campo da false credenze e da punti di vista inveterati ma distorcenti non è un’operazione che si gioca solo nel campo della speculazione filosofico-scientifica. Ne va anche della nostra capacità di interpretare il mondo attuale, evitando ad esempio di essere vittime del “fascino” del dualismo cartesiano che “riesce a infiltrarsi nel pensiero dell’informatica moderna”: “il modo in cui distinguiamo tra hardware e software è sorprendentemente simile a come eravamo abituati a considerare il rapporto tra corpo e anima”. Un modo di vedere che può condurre a prevedere gli sviluppi di un’intelligenza artificiale capace di assimilarsi al pensiero umano con conseguenze inimmaginabili, quando invece non dobbiamo dimenticare che “se la storia ci ha insegnato qualcosa, è che è la stupidità, non l’abbondanza di intelligenza a portare al disastro”. E dunque “ci sono più motivi per temere che la gente si affidi a sistemi tecnici noiosi, con misure di scurezza inadeguate, che non scenari apocalittici in cui computer velocissimi comanderanno su tutto”. Non è un caso che, giustamente, si parli di intelligenza artificiale, non di coscienza artificiale: “se mai troveremo il modo per creare una coscienza artificiale simile a quella di un essere umano, dovrà esistere insieme a un corpo simile al nostro”.

Non saranno dispositivi incredibilmente potenti a mettere in forse la prerogativa cui gli uomini hanno affidato la loro diversità: il “libero arbitrio” è già ora soltanto un’idea, per quanto radicata, un’idea fra le molte che ci servono per “descrivere ciò che fa la natura, tra cui noi stessi”, ma “la mela non cade perché la legge di gravità le impone di farlo”. “Esattamente come la mela che cade (…), anche noi compiamo le nostre scelte” e “vivere è essere in contatto con un mondo che ci circonda, in cui siamo come vortici nell’acqua che scorre”.

Tutto è fisica, ma, in conclusione, non di tutto la fisica è in grado di darci conto: “Vedo la fisica come una teoria del tutto per definizione. Nella misura in cui esiste un punto di vista in prima persona, la fisica, per come la definisco io, lo deve includere. La domanda cruciale è se noi esseri umani limitati lo coglieremo mai”.

Questo testo compare anche nel sito della nuova libreria Rinascita di Brescia, alle cui attività culturali Carlo Simoni collabora.

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