“[La poesia] È arrivata come una visita ed è rimasta tale. Viene e va…”

“[La poesia] È arrivata come una visita ed è rimasta tale. Viene e va quando le pare, la chiamo e le obbedisco. Mi ha potato il senso del dono impensato. (…) La poesia mi ha dato un destino. E poi solo lei sa dire quanto siamo complessi e frammentati. So quel che sono solo scrivendo”. (Chandra Livia Candiani)

“Oggi credo di avere finalmente imparato a lavorare in terza persona…”

“Oggi credo di avere finalmente imparato a lavorare in terza persona;  La ragazza con l’orecchino di perla è in prima persona, una modalità di scrittura che io trovo più semplice. Ho sempre pensato che sarei rimasta una scrittrice adolescente finché non ho imparato con facilità l’uso della terza persona”. (Tracy Chevalier)

“Jean Cocteau definiva tutti i suoi romanzi ‘poesie di romanzo’. Questa espressione…”

“Jean Cocteau definiva tutti i suoi romanzi ‘poesie di romanzo’. Questa espressione mi è sempre piaciuta e distinguevo tra gli scrittori coloro che sono ‘poeti’ del romanzo e coloro che non lo sono (…). Essere poeta del romanzo significa concentrarsi ostinatamente sull’essenziale (esistenzialmente essenziale) ed eliminare il resto”. (Milan Kundera)

“Prima di cominciare ho letto molto. All’inizio volevo aggiungere qualcosa di mio…”

“Prima di cominciare ho letto molto. All’inizio volevo aggiungere qualcosa di mio a tutte queste letture. Poi ho voluto trovare storie, personaggi. Da un certo punto in poi la scrittura è scaturita invece da frasi che hanno bussato alla finestra. È un rumore di sottofondo che tento di catturare”. (Jean-Marie Gustave Le Clézio)

“Scrivere romanzi è inseguire possibilità. Vedo i miei libri…”

“Scrivere romanzi è inseguire possibilità. Vedo i miei libri come un inseguimento di vite diverse. Viviamo tutti in una sorta di gabbia, la gabbia che presuppone il fatto di essere solo te stesso. Se sei uno scrittore di narrativa, puoi uscire ed essere qualcosa di diverso. È quello che faccio la maggior parte delle volte… Vivere i miei io alternativi”. (Murakami Haruki)