
Jean-Claude Grumberg, Una merce molto pregiata. Una favola, Guanda 2019 (pp. 112, euro 14)
Una raccomandazione preliminare: va letto tutto d’un fiato. Perché ha la compattezza di una narrazione fatta a voce, in cui il narratore non si interrompe se non una volta arrivato alla fine. E questo è uno dei pregi di questo racconto uscito in realtà da una penna sapiente nella sua leggerezza, nella sua capacità di condurre due storie in parallelo e di cadenzarle introducendo svolte decisive nella loro trama senza compromettere il tono distaccato di chi riferisce dei puri fatti.
Condizione indispensabile per trasmettere una pietas che non scade mai nel patetico e sommessamente si fa strada in chi legge fino a lasciarlo, alla fine, con il classico, troppo spesso evocato a sproposito, groppo in gola. (E negli occhi l’immagine di bambini, altri bambini, affamati e assettati e ammazzati, che ogni giorno vediamo).
Una storia di povera gente, una copia di vecchi boscaioli senza figli, che lottano ogni giorno per non soccombere alla fame, e un’altra che, messi al mondo due gemelli, è vittima della deportazione nazista e si trova in una situazione simile a quella raccontata in un film di Alan Pakula di quarant’anni fa, La scelta di Sophie. Là ad essere sacrificata era la bambina, che qui invece il gesto disperato del padre salva.
Ma è meglio fermarsi qui: riassumere la storia la tradirebbe, contraffarebbe la poetica essenzialità del racconto, disconoscerebbe la sua determinata, geniale brevitas.

Già il sottotitolo ci avvertiva: si tratta di una “favola”. Ma il suo autore sa che nonostante tutto tra i suoi lettori non potrà mancare chi porrà la fatidica domanda: è una storia vera? “Ma certamente no, assolutamente no” è la risposta, affidata all’Epilogo, ma non perché inventata, come una favola appunto, bensì perché non può eguagliare l’incredibilità, l’inimmaginabilità dei treni merci diretti ai campi di sterminio, delle “famiglie disperse in fumo alla fine del loro ultimo viaggio”. Famiglie come quella dell’autore, apprenderemo come per caso nell’Appendice per amanti di storie vere che ci viene proposta prima di chiudere, dopo nemmeno un’ora di lettura, questo piccolo libro.