Oltre l’accecante scontatezza della quotidianità

Karl-Markus Gauss, Viaggio avventuroso intorno alla mia camera, Keller 2023 (pp. 240, euro 18)

Il titolo ripropone quello dell’opera di quell’“arguto reazionario” che fu Xavier de Maistre (ma anche i reazionari possono scrivere libri da leggere, vedi Céline), aggiungendovi però quell’avventuroso di cui l’autore si incarica di render conto coinvolgendoci sin dalle prima pagine in viaggi che dalla sua casa e dalle sue cose – soprattutto quelle “cose di cui non si ha bisogno, e appunto per questo non possiamo farne a meno” – ci portano a incontrare luoghi e personaggi disparati, persi nella lontananza, quasi del tutto dimenticati.

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Il segreto rimorso del genere umano verso gli animali

Serenella Iovino, Gli animali di Calvino. Storie dall’Antropocene, Treccani 2023 (pp. 214, euro 18)

Se si è fra quelli che, come l’autrice, sono persuasi di quanto “Calvino ci aiuti a leggere il nostro presente”, non si può evitare di interrogare lo scrittore anche sul più grande problema di oggi, la crisi ambientale. Cercare nelle sue opere narrative, nei suoi saggi e nei suoi articoli riferimenti espliciti e aggiornati sarebbe ovviamente poco giustificato (Calvino è morto nel 1985) – anche se riserverebbe non poche sorprese. In questo libro si segue un’altra via, meno diretta ma più promettente: quella di verificare una sensibilità, un’attenzione al mondo non umano non in dichiarazioni, ma in testi che le lascino affiorare inequivocabilmente.

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Sfuggire alla drammaticità del divenire

Massimo Bucciantini, Pensare l’universo. Italo Calvino e la scienza, Donzelli 2023 (pp. 188, euro 25)

Un’avvertenza che ogni lettore di Calvino comprende al volo, innanzitutto: “Quando si ha a che fare con Calvino, il rischio che si corre più di frequente è quello di restare imprigionati dentro Calvino. Felicemente imprigionati, s’intende”. Per scongiurare il pericolo di “percorrere in lungo e in largo il suo universo narrativo e di restarne però, alla fine, prigionieri” non resta che una soluzione: “restringere il campo”, “lasciando perdere fin da subito ogni desiderio di completezza, e dunque scegliere: “Raccontare Calvino e la scienza è stato dunque anche un modo per far uscire Calvino da Calvino”, per trovare un bandolo nel discorso sviluppato in quarant’anni di lavoro. Tenendo però presente un dato di fondo: “Per Calvino la scienza non è mai termine di un rapporto. (…)

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Gioco combinatorio e libertà inventiva

Fabio Gambaro, Lo scoiattolo sulla Senna. L’avventura di Calvino a Parigi, Feltrinelli 1973 (pp. 169, euro 18)

Il titolo evoca la definizione che Cesare Pavese, negli anni del lavoro comune all’Einaudi, recensendo il primo romanzo del collega aveva dato di Italo Calvino, “scoiattolo della penna” ma, anche, delimita il periodo di cui si vuole trattare: gli anni che vanno dal 1967 all’80, quelli in cui Calvino abita a Parigi – con la moglie Chichita, la figlia Giovanna, nata due anni prima dal loro matrimonio e il primo figlio di lei, Marcelo, adolescente – in square de Châtillon, nella periferia sud della capitale, e scrive, molto: prosegue le Cosmicomiche per passare poi, a inizio anni ’70, alle Città invisibili e al Castello dei destini incrociati cui seguirà Se una notte d’inverno un viaggiatore, nel ’79, l’anno cui risale anche La poubelle agréée. Opere che consolidano la fama internazionale dello scrittore italiano e che segnano una svolta nella sua produzione, addirittura una cesura, a parere di alcuni.

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Leggerezza concisa, esattezza del giudizio

Italo Calvino, Il libro dei risvolti. Note introduttive, quarte di copertina e altre scritture editoriali, Mondadori 2023 (pp. 430, euro 15)

La “scrittura paratestuale” di Italo Calvino, impiegato, dirigente e poi collaboratore esterno dell’Einaudi fra il 1947 e il 1983: brevi testi, per la maggior parte anonimi, di presentazione di libri e autori pubblicati dalla casa editrice, sono quelli che leggiamo in questo libro. “Il massimo del tempo della mia vita l’ho dedicato ai libri degli altri, non ai miei”, avrebbe constatato lo stesso Calvino a fine anni ’70, riferendosi anche alle cinquemila lettere intercorse tra lui e gli scrittori con cui era entrato in rapporto – una selezione è comparsa in un libro intitolato appunto I libri degli altri, Mondadori 2022, il cui curatore, Giovanni Tesio, sottolineava come quello con gli autori suoi corrispondenti sia stato sempre un dialogo per lo più ma non esclusivamente editoriale, che almeno in parte coinvolgeva l’officina e i retroscena delle sue stesse opere”.

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Enclopedia Calvino

Domenico Scarpa, Calvino fa la conchiglia. La costruzione di uno scrittore, Hoepli 2023 (pp. 832, euro 30)

Uno strumento utile per orientarsi fra i molti libri pubblicati in occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, avvenuta il 15 ottobre del 1923, e insieme un’introduzione alla lettura di alcuni di essi, che queste note segnaleranno sino alla metà del mese prossimo: questo e molto altro offre quella che si potrebbe sinteticamente definire, per la sua complessità e la sua esaustività, un’ Enciclopedia Calvino, capace di render conto non solo dell’uomo e dell’autore ma anche del contesto nel quale la sua opera si è via via realizzata. Senonché, la definizione potrebbe risultare fuorviante: il lavoro di Scarpa non si limita a raccogliere dati e informazioni, ma propone letture critiche che si rapprendono spesso in interpretazioni illuminanti, di Calvino ma anche del secondo ’900 italiano, letterario e non solo letterario, e si aprono a considerazioni più generali sullo scrivere e sulla letteratura.

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Elogio (e segreti) della poesia

Nicola Gardini, Consigli a un giovane poeta, Garzanti 2023 (pp. 204, euro 16)

Le Lettere che Rainer Maria Rilke e la Lettera che Virginia Woolf indirizzavano a un giovane poeta sono ben presenti in queste pagine, sin dagli esergo che le precedono, e nei “consigli” che l’autore avanza non solo a chi aspira alla scrittura poetica o ne tenta le prime prove, ma anche a coloro che ne sono fruitori e possono ritrovare qui, espressi con rigore e insieme con una passione capace di trasmettersi, idee che la lettura di poesie aveva permesso di abbozzare soltanto. A partire da una fondamentale distinzione: prima di ogni poesia c’è la Poesia, “intuizione e ricerca di affinità”, di “corrispondenze” come amava dire Baudelaire, che si creano attraverso la ripetizione (di lettere, parole, frasi, ritmi sillabici) che avvince “l’orecchio e la mente del lettore-ascoltatore, lo stimola ad aspettarsi (…) il ritorno di qualcosa, a stare nel tempo e nello spazio della poesia e a viverlo come spazio di una promessa”.

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Il vecchio e la ragazza

Erri De Luca, Le regole dello Shangai, Feltrinelli 2023 (pp. 112, euro 14)

“Lo scrivo da lettore: all’inizio di un libro, mi piace sapere subito con chi ho a che fare. Non va bene per me scoprire chi sono i personaggi dopo svariate pagine”. Solo una consumata padronanza della scrittura narrativa può suggerire un incipit del genere, e di seguito mantenerne la promessa presentando i protagonisti: “Lui è un anziano campeggiatore solitario, anche in inverno. Lei è una giovane gitana scappata dal campo e dalla famiglia”. Ma queste sono solo delle carte d’identità: è alle voci della ragazza e del vecchio – così si chiameranno fra loro – che l’autore lascia il compito di dettagliare i rispettivi profili.

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Contro il nostro pensiero terrestre

Simone Regazzoni, Oceano. Filosofia del pianeta, Ponte alle Grazie 2022 (pp. 212, euro 16)

Coniugare l’argomentazione scientifica con la narrazione, filtrare la teoria appresa attraverso l’esperienza vissuta: l’autore è certamente fra quanti ritengono che questa sia la via per affrontare l’impensabile del disastro ambientale, ma la conversione che prospetta non è altrettanto scontata. Il dato di partenza è infatti costituito dalla constatazione che siamo “figli di un linguaggio e di un pensiero terrestri” che occorre sovvertire. Il settanta per cento della superficie terrestre è costituita da “Oceano”, non semplicemente dall’acqua, ma da un “Oceano universale” che “deve essere pensato come un tutto senza divisioni, un sistema unico al mondo che va dalla superficie agli abissi, dall’equatore ai poli e dall’inerte al vivente” e che, a differenza delle terre emerse, “resta ancora in gran parte (per l’ottanta per cento) inesplorato, non mappato, sconosciuto, senza misura, ingovernabile”, pur costituendo “il più importante fattore di controllo del clima sulla Terra.

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Perché le piante

Antonio Pascale, La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini, Einaudi 2022 (pp. 292, euro 20)

Vivere è sempre imparare a vivere. Se l’hai capito – senza metterti a fingere di saper vivere né, come capita a molti, passata la cinquantina, convincerti di averlo imparato – puoi scrivere della vita, la tua innanzitutto, e quella degli altri, con leggerezza divertita, ironia bonaria, malinconia affettuosa, e lo farai senza stabilire gerarchie fra le diverse età che hai attraversato e dunque in un andirivieni continuo tra l’infanzia e l’età che hai al momento in cui scrivi. Anche se – come l’autore – hai “sempre avuto la memoria bacata” e sei “un narratore inaffidabile” e dunque non ti resta che “(fare) autofiction polifonica, cioè (assorbire) umori e sensazioni dall’ambiente cercando di restituirli”.

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Poesia per sportivi e non

Franco Arminio, Atleti, HarperCollins 2022 (pp. 83, euro 14)

Non sei mai stato uno sportivo, né hai mai avuto interesse per lo sport. E dunque. Ma lui lo conosci, è il paesologo, il cantore della montagna abbandonata…

Leggi la prima (è un libro di poesie): “Da bambino m’impegnavo / in molte sfide, fissare / il sole, resistere / al solletico, privarmi / del respiro. / Non vincevo e non morivo / perché subito fallivo”. Be’, ma allora, le premesse per diventare un amante degli sport c’erano anche nel bambino che sei stato tu…

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Il vicolo cieco dell’orgoglio

Tove Jansson, Campo di pietra, Iperborea 2022 (pp. 123, euro 14)

Non è certo l’unico romanzo, questo, a raccontare del bilancio fallimentare di una vita. Della vita di un uomo colto, che l’ha passata scrivendo. Viene in mente un personaggio di Čechov, il protagonista di Una storia noiosa, costretto a riconoscere che la propria vita, pur nella sua laboriosità, ha mancato di un centro, di un riferimento certo, e quindi non può più trovare che una conclusione che la lascerà in sospeso, senza darle soluzione. Eppure la vita di Jonas, giornalista di lungo corso da poco in pensione, un centro l’ha avuto: la fede nelle parole, nella loro esattezza, nella loro capacità di precisare quel che si pensa e si intende sostenere.

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Il catechismo e il telefonino

Chiara Valerio, La tecnologia è religione, Einaudi 2023 (pp. 116, euro 13)

Il nipotino, cinque anni, divarica pollice e indice per ingrandire la fotografia, come se la pagina del libro fosse lo schermo del cellulare: “Zia, il libro non funziona”, conclude infastidito. Il raccontino, più efficacemente di una presentazione argomentata, ci introduce al tema: viviamo in un mondo – l’unico, per un bambino, “in cui la tecnologia è sufficientemente potente da mimare la realtà”, generando una possibile confusione tra fatti e rappresentazioni. Un effetto non voluto che, occorre comunque riconoscere, “epoca dopo epoca, ha rappresentato il grande correttivo e amplificatore delle possibilità dei corpi”: “il corpo non ci basta più e in fondo non ci è mai bastato”. Perché mortale, innanzitutto: corpo di carbonio che tuttavia, da qualche tempo, è affiancato da corpi di silicio. A una “sostanza trovata” s’è aggiunta una “sostanza creata”.

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Da contadini a conquistadores

Paolo Malaguti, Piero fa la Merica, Einaudi 2023 (pp. 208, euro 18.50)

“Nel bastimento non vi può stare che 300 persone e invece ne sono più di 800 che siamo fissi come le sardelle”: parola di Giovanni Biagio, migrante nel 1877. Ogni capitolo inizia con la citazione di un passo delle lettere scritte ai parenti rimasti a casa da quelli che hanno lasciato il paese per andare in Merica. Ma non ritroviamo in queste pagine il racconto già molto frequentato dell’epopea dell’emigrazione italiana verso il nuovo mondo. La lingua impiegata non è quella del romanzo-saggio, ma si mantiene vicina alla parlata dei protagonisti, contadini veneti timorati di Dio ma anche interpeti originali delle Scritture (“Ha detto l’arciprete: prima ci stavano Adamo ed Eva, giravano nudi, senza vergogne.

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Il muro di un’Europa allo sbando

Maurizio Pagliassotti, La guerra invisibile. Un viaggio sul fronte dell’odio contro i migranti, Einaudi 2023 (pp. 240, euro 18)

“In questo libro la pars construens non c’è, c’è solo la realtà”. Questa l’avvertenza al lettore. L’antefatto è il libro dedicato, tre anni fa, ai “naufraghi a 2000 metri di quota”, i migranti che tentano di attraversare le Alpi occidentali per raggiungere la Francia (Ancora dodici chilometri. Migranti in fuga sulla rotta alpina, in queste note nel febbraio 2020). Questa volta, sono quelli che percorrono la rotta dei Balcani i protagonisti di un racconto la cui sostanza non cambia: “Esistono mondi nel nostro mondo che ignoriamo, perché abbiamo avuto il savoir faire di esternalizzare la violenza e la ferocia”, dibattendoci “tra un compassionevole ‘poveretti’ e un preoccupato ‘Ma sono troppi, come facciamo a prenderli tutti. Aiutiamoli a casa loro’”. Quel che intanto è avvenuto, di fatto, è che “un imponente messaggio fondato sul ‘loro sono il pericolo’ e ‘noi siamo in pericolo’ è diventato egemone in quelle che un tempo venivano definite ‘classi subalterne’”.

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Economia circolare come pratica di vita

Lorenza Gentile, Le cose che salvano, Feltrinelli 2023 (pp. 310, euro 19)

Non ha ancora trent’anni quando, a differenza del fratello, dopo la morte della madre trova il coraggio di lasciare l’austero e tirannico padre e tornare in città. Ma, per quanto protagonista di una vicenda che non manca di risvolti drammatici, Gea è mossa da un ottimismo di fondo, da una speranza sostanziale che trae forza da quel che di buono c’era nell’ideale di autosufficienza a cui il genitore l’ha educata: sembra di vederla, lei e gli altri personaggi, muoversi con leggerezza e insieme determinazione, svagatezza e impegno.

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Una passione trascinante e intelligente

Stéphane Carlier, Clara legge Proust, Einaudi 2023 (pp. 162, euro 17,50)

Frasi fatte, gesti stereotipati, chiacchiere che non vanno oltre il pettegolezzo, desideri prevedibili quanto velleitari sono i tratti che accomunano la parrucchiera Jacqueline, titolare del negozio; Patrick, coiffeur di rango che presta la sua opera saltuariamente; la dipendente Nolwenn, e le clienti con le loro storie scontate: figure che non si discostano – per come l’autore ce le presenta – dal modello di umanità media di una media città di provincia. Ma poi c’è Clara, l’altra aiutante, la cui esistenza sembra sfuggire alla banalità, non fosse che per l’invidia generale che l’attornia per via del fidanzato così bello e prestante da sembrate un eroe dei cartoni animati – e non guasta che il suo sia “il lavoro che tutti i bambini sognano”, quello del pompiere. Senonché, nel privato, si tratta di “un uomo che non desidera più”, né d’altra parte sa più suscitare il desiderio di Clara.

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La lettura, esistenza parallela dello scrittore

Domenico Starnone, L’umanità è un tirocinio, Einaudi 2023 (pp. 394, euro 18)

Se “umani si diventa” – e dunque “l’umanità è un tirocinio”, cui “non poco concorre la letteratura” –, la vecchiaia è “il periodo meno assennato dell’esistenza”, l’unico nel quale può venire in mente a un ottantenne di ripercorrere la propria biografia intellettuale, con il risultato di tracciare di sé un “ritratto di lettore sventato mentre scrive in margine avventatamente”. A partire dai primi ricordi familiari, tanto lontani da presentarsi solo come “frammenti”, anzi: “sentimenti” che hanno conservato la loro forza, il loro significato, quello in particolare di aver probabilmente originato “la spinta a scrivere”: “Mi sembrano sentimenti – commenta infatti l’autore –, o forse sono già finzioni”.

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Ammirazione inconscia, disprezzo palese

Francesco Pecoraro, Solo vera è l’estate, Ponte alle Grazie (pp. 207, euro 16)

Il mare e l’estate come spazio-tempo capace di restituire senso a esistenze immaginarie, nella sostanza disilluse, come in La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie, 2013); la miseria e la sciatta casualità del paesaggio urbano, con la sua “devastazione palazzinesca”, come nel precedente Lo stradone (2019, per lo stesso editore), e come in quest’ultimo la memoria del tempo della politica, di un progetto collettivo ormai impensabile: sono molti gli elementi di continuità che si possono rintracciare nei romanzi di Pecoraro, oltre che sul piano dei contenuti su quello dello stile, che sistematicamente intreccia racconto e riflessione, voci dei personaggi e disincantate denunce dell’autore, insofferente di distinzioni rigide fra discorso letterario e saggistico, fiducioso delle potenzialità critiche della narrativa.

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Fra estraneità e supponenza

Giorgio Caravale, Senza intellettuali. Politica e cultura in Italia negli ultimi trent’anni, Laterza 2023 (pp. 159, euro 18)

E tutti i libri che si vedono sui banchi delle librerie? libri densi di pensiero critico sulla politica e l’economia, i costumi e le mentalità, le disuguaglianze e l’ambiente? Che chi ha poteri per decidere non ne tenga conto è un fatto; un altro è che comunque non manchino intellettuali colti e impegnati. È questa la reazione, legittima, che possono a volte suscitare le denunce o le lamentazioni sulla scomparsa, o peggio: il silenzio, degli intellettuali. Una reazione che non ha però motivo di prodursi leggendo questo libro. Perché non sono tanto le manchevolezze o l’ignavia degli intellettuali l’oggetto del discorso (anche se ce n’è anche per loro), quanto il loro discredito presso politici che hanno ben poco accreditamento di cui potersi vantare. Risultato: il ritiro, da parte degli uomini di cultura, da ogni forma di politica attiva o quantomeno la rinuncia a cercare comunque un’interlocuzione fra gli amministratori della cosa pubblica.

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Un apologo sorridente della vita ridotta all’essenziale

Sara Baume, L’occhio della montagna, NNE 2023 (pp. 208, euro 18)

Non avevano niente da dimostrare, né agli altri né a sé stessi, lui e lei. Semplicemente, essendosi casualmente conosciuti, e piaciuti, hanno deciso di mollare tutto, città, lavoro, genitori e fratelli, e trasferirsi in un posto non lontano ma sperduto abbastanza, in una casa provata dal tempo ma ben collocata, vicina alla costa e ai piedi del monte che, come un “occhio colossale”, “stava di guardia al cielo al mare e alla terra”. Non avevano pretese del resto, Bell e Sigh, essendo entrambi giunti, benché ancora giovani, alla conclusione che “l’unica esistenza appropriata fosse quella che lascia meno tracce possibili, e progressivamente scompare”. L’uno a l’altro “curiosi di vedere cosa sarebbe successo se due misantropi solitari avessero provato a vivere insieme”. E dunque si sentono capaci di “inaugurare” una nuova famiglia – loro e i due cani che li accompagnano–, “senza regredire agli obblighi di       fare regali,      partecipare a riunioni,      o amare”. (Non sono errori tipografici gli spazi che spesso separano più del dovuto le parole: quella di Baume è una prosa che, soprattutto nella chiusa dei brani nei quali il testo si articola, assume movenze poetiche, come a suggerire dei fermoimmagine che inducono un rallentamento nella lettura).

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