“Una coscienza ecologista non è una dotazione opzionale che si possa aggiungere all’occasione alle regole e alle pratiche normalmente in uso nell’economia o in politica o dove si voglia. È piuttosto qualcosa che richiede un ripensamento radicale di tutto”.
Autore: Carlo Simoni
Un poliziesco che intriga e diverte, ma non si conclude

Marco Denevi, Rosaura alle dieci, Sellerio 2022 (pp. 314, euro 10)
Camilo Canegato è un uomo comune, vicino alla mezza età, più restauratore di quadri che pittore, uno di quelli che ci si dimentica subito d’aver visto, e timido per giunta, patologicamente timido e introverso. Per un tipo del genere, il rapporto con gli altri ha sempre un che di traumatico, soprattutto se sono invadenti come la padrona della pensione presso la quale ha preso domicilio dopo la morte del padre. Doña Milagros è una di quelle persone che si sono convinte di conoscere il mondo, di sapere come vanno le cose, e perciò contano di capire fino in fondo ed essere legittimate a giudicare gli altri, ma non sono per questo appagate e autonome: degli altri hanno bisogno, come bestie affamate del cibo. E dunque, essendosi fatta un’idea di loro e dei loro problemi che non può che essere quella giusta, li perseguitano con i loro consigli, le loro critiche, i loro incoraggiamenti.
Continua a leggere Un poliziesco che intriga e diverte, ma non si concludeOggi, domani / Wisłava Szymborska
“VIETNAM / Donna, come ti chiami? – Non lo so. / Quando sei nata, da dove vieni? – Non lo so. / Perché ti sei scavata una tana sotterra? – Non lo so. / Da quando ti nascondi qui? – Non lo so. / Perché mi hai morso la mano? – Non lo so. / Sai che non ti faremo del male? – Non lo so. / Da che parte stai? – Non lo so. / Ora c’è la guerra, devi scegliere. – Non lo so. / Questi sono i tuoi figli? – Sì”.
Una donna pulita

Nita Prose, La cameriera, La nave di Teseo 2022 (pp. 447, euro 21)
“Dicono che è imbarazzante. Distaccata, meticolosa. Una maniaca della pulizia. Una tipa stramba. E peggio”. Sì, in effetti, Molly, cameriera ai piani del Regency Grand Hotel è fatta a modo suo, basta poco per rendersi conto che è diversa, ed è questa sua diversità che pagina dopo pagina impariamo a capire, tanto da farci provare una simpatia crescente per la protagonista, una sorta di versione femminile dell’indimenticabile Forrest Gump di Zemeckis. Ma quello che caratterizza Molly non è un ritardo mentale: l’autrice non lo rivela, ma al lettore basta mettere in fila gli atteggiamenti del personaggio per individuarvi i segni della cosiddetta sindrome di Asperger.
Continua a leggere Una donna pulitaIl tempo, la vita, gli altri / Ugo Cornia
“SENTIMENTO DEL TEMPO. È da circa dieci anni che ho questa fastidiosa sensazione che è fatta da due sensazioni diverse, ma che coincidono tra di loro in modo abbastanza esatto: 1) che è passato moltissimo tempo da qualcosa, esempio: la cosa x, ve’, sono già passati trent’anni; la cosa y, ve’, sembra ieri e invece era quindici anni fa; 2) che tutto va velocissimo, tipo, è giugno ma è già quasi settembre; è settembre, ma è già quasi Natale e così via. Tutto non dura più un cazzo. Inoltre saranno già quindici anni che non mi annoio mai, mentre fino ai quaranta avevo una vita che si era formata in un modo che ancora riuscivo ad aver momenti e perfino giornate di noia. La cosa mi dà fastidio, mi sembra di essere entrato in un tunnel lungo qualche chilometro ai trecentocinquanta all’ora e alla fine del tunnel c’è un muro di cemento armato spesso dei metri sul quale è necessario schiantarsi. Spero cambi, ma non credo. Ma magari muoio domani. Chi lo sa”.
Custodi del tempo

Valeria Parrella, La Fortuna, Feltrinelli 2022 (pp. 142, euro 16)
Ci sono romanzi storici che usurpano questa definizione: fatti di vicende, personaggi, idee di oggi, semplicemente trasposti nel passato, ridotto così a semplice scenario di un palcoscenico sul quale recitano attori che potrebbero vivere solo nel nostro tempo. Altri romanzi a buon diritto riconducibili al genere, invece, sanno evocare in modo suggestivo e insieme rigoroso ciò che non è più, senza tuttavia rinunciare a richiamare – più o meno esplicitamente ma rispondendo a un’intenzionalità evidente – il presente, spesso con finalità critiche, o satiriche, di presa distanza comunque dal nostro mondo, dalla nostra società.
Continua a leggere Custodi del tempoScrivere, leggere / Luca Doninelli
“Ciò che fa un romanzo non è necessariamente un’unica storia. Un romanzo è un insieme di storie tenute insieme da un’idea, da un pensiero che, cammin facendo, dall’incipit in avanti, acquista forza, fino allo svelamento finale”.
Donne alla ricerca della libertà

Paola Baratto, Una luce differente, Manni 2022 (pp. 96, euro 13)
«Alle donne impegnate nella ricerca della libertà» sono dedicati i tre racconti che il nuovo libro di Paola Baratto raccoglie. A donne come Vittoria, Lidia, Gemma, diverse fra loro ma accomunate da alcuni tratti essenziali, da una «luce differente» che trascorre da una storia all’altra sul filo di una continuità profonda, sostanziata dai caratteri dei personaggi e dai temi di cui si nutre una poetica riconoscibile da un libro all’altro dell’autrice.
L’esperienza che vivono, tutt’e tre, si realizza in un posto che non è quello in cui vivono abitualmente, e questo scarto gioca un ruolo non secondario nello sguardo che rivolgono ai luoghi e alle persone: la sensazione che prova Vittoria al ritorno nella città natale rimanda a quella di Lidia in visita a un paese di mare e di Gemma trasferitasi quale custode in una casa museo.
Continua a leggere Donne alla ricerca della libertàOggi, domani / Roberto Esposito
“Per anni la metafora della liquidità – proposta da Zygmunt Bauman (…) – ha marcato il nostro tempo. (…) Oggi, tuttavia, anche questa geniale metafora comincia a mostrare i segni del tempo (…) perché incapace di dar conto di un ulteriore passaggio, che sembra spingerci del tutto fuori dalla modernità (…) anche da quella fluida e in trasformazione perenne. Il processo che dal solido portava al liquido, sostituendo la velocità del tempo alla lentezza dello spazio, pare essersi invertito. Non appena la globalizzazione ha registrato i primi insuccessi [già precedentemente alla pandemia], generando più problemi di quanti sembrava risolvere, la spazialità torna a rivendicare i propri diritti. Gli Stati sovrani dichiarati anzi tempo rialzano la testa, mentre la geopolitica ridisegna vecchie e nuove zone di influenza.
Continua a leggere Oggi, domani / Roberto EspositoIndizi e bazzecole

Susan Glaspell, Una giuria di sole donne, Sellerio 2022 (pp. 96, euro 12)
Il testimone, lo sceriffo, il pubblico ministero non hanno dubbi: se un uomo è stato trovato morto nel suo letto strangolato con una corda, l’assassino non può che essere la moglie, che al testimone era apparsa indifferente al fatto; preoccupata, se mai, per i suoi vasi di conserva. Non si tratta dunque che di individuare il movente, di scovarne gli indizi.
La moglie dello sceriffo, che ha dovuto seguire il marito sulla scena del crimine per scegliere alcuni effetti personali da far avere all’omicida, ormai in carcere, e ha chiesto in quel difficile frangente la compagnia della consorte del testimone, sembrano non avere opinioni sulla faccenda, si aggirano per la casa facendo le loro osservazioni su particolari minimi: “le donne sono abituate a preoccuparsi per delle bazzecole”, è il giudizio benevolmente supponente degli uomini.
Continua a leggere Indizi e bazzecoleOggi, domani / Antonio Prete
“Un punto d’osservazione difficile, quello di chi si pone nella posizione che ha la pace come orizzonte necessario, e per questo, come del resto recita la nostra stessa Costituzione, ‘ripudia la guerra’. Quell’articolo della Costituzione bisognerebbe scriverlo a grandi lettere sulle pareti di ogni fabbrica che produce e vende armi”.
Storie di vita al supermercato

Annie Ernaux, Guarda le luci, amore mio, L’orma 2022 (pp. 112, euro 13)
“Se un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi né identitario né relazionale né storico, definirà un non luogo”, un luogo che non sa integrare in sé i luoghi così come li intendevamo, spesso classificati come “luoghi della memoria”. Marc Augé, coniando l’espressione e identificando il concetto ha anche indicato una tipologia: appaiono non luoghi gli aeroporti, le autostrade, le catene alberghiere, ma anche “i grandi spazi commerciali”. È facile riconoscere come non luoghi le immense hall degli aeroporti, le camere omologate e stranianti dei grandi alberghi identici in tutto il mondo e certamente spazi fatti per le auto e non per gli uomini (se non nella loro forma di passeggeri) come le autostrade; un po’ forzata ci appare invece la definizione se applicata a supermercati e centri commerciali. Perché? È avvenuta, o per lo meno è in corso, una loro evoluzione che li ha tolti dallo statuto, e dal vissuto, di non luoghi? (senza per questo farne “luoghi della memoria”, anche se vicende come quella del Freccia rossa a Brescia e di altre strutture del genere, candidate a una prossima archeologia commerciale, fanno pensare…). Oppure si sta assistendo a una metabolizzazione dei non luoghi che ci ha portato a farcene una ragione, ad abituarci ad aggirarci in essi come facevamo, e qualche volta facciamo ancora, nei mercati che (sempre meno stabilmente) occupano le piazze cittadine?
Continua a leggere Storie di vita al supermercatoOggi, domani / Albert Camus
“La patria non è l’astrazione che manda gli uomini al massacro, ma un certo gusto della vita che è comune a certi individui: la sua vita, i cortili, i cipressi, le trecce di peperoni, i paesaggi assolati, e non i fondali teatrali in cui un dittatore si inebria della propria voce, e soggioga le masse”.
Un’umanità altra, irripetibile e scomparsa

Paolo Malaguti, Il Moro della cima, Einaudi 2022 (pp. 280, euro 19,50)
“Mestieri, tasse, fèmane. E te mori prima di tirare el fià”. Il destino di chi ha lavorato, messo su famiglia e dato allo stato il dovuto, però, concede a volte di tirarlo il fiato, perché “passati gli ottanta non serve essere strolgadori per cogliere i segni e rassegnarsi che, se non la va a giorni, ben che vada la va a mesi”. Eppure, qualcosa di cui stupirsi il vecchio montanaro, ormai vicino alla fine, ce l’ha: “Le rare volte in cui aveva avuto tempo libero a sufficienza per pensare alla morte, il Moro non se l’era immaginata così banale. Con quello che aveva passato, con quanto gli era toccato vedere, mai avrebbe creduto di avere il lusso di crepare in casa”. Men che meno “di andarsene da questo mondo ridendo”.
Continua a leggere Un’umanità altra, irripetibile e scomparsaOggi, domani / Luigi Ferrajoli
“L’umanità forma già una società civile planetaria. Ma è attraversata da conflitti e confini che le impediscono di affrontare i suoi tanti problemi globali, i quali richiedono risposte politiche e istituzionali altrettanto globali che certamente non possono essere date dai singoli Stati nazionali. (…) Oggi, perciò, è più attuale che mai il progetto kantiano della stipulazione di una costituzione civile quale fondamento di una federazione di popoli estesa a tutta la Terra”.
Tu vivi, ma la vita non c’è

Piccole ballate. Pensieri in forma poetica di donne ucraine, a cura di Olha Vdovychenko, secondorizzonte – liberedizioni 2022 (pp. 96, euro 10)
La luna di Kiev, innanzitutto, e la domanda di Gianni Rodari: “Chissà se la luna / di Kiev / è bella / come la luna di Roma, / chissà se è la stessa / o soltanto sua sorella (…)”. E poi loro, le donne ucraine autrici di queste Piccole ballate: “In Ucraina scorrono i minuti: / qualcuno va al funerale, / qualcuno al battesimo. / Ma qui il tempo si è fermato e non si muove: / tu vivi, ma la vita / non c’è”, constata Olha Kozak, e un’altra Olha, Olha Zavada, allarga lo sguardo alle sue compagne: “Occhi grigi, occhi bruni, snelle e robuste, se ne vanno le belle donne dalla Ucraina-madre. Vanno in un paese straniero non per riposare, non fanno crociere, vanno a lavorare. Hanno lasciato a casa tutti i loro cari: i mariti amati, i loro figli, i vecchi genitori. Là erano ingegneri, maestre e sarte, all’estero sono diventate domestiche-schiave (…)”.
Continua a leggere Tu vivi, ma la vita non c’èIndossare la propria vita come un vestito

Georges Simenon, Il dottor Bergelon, Adelphi 2022 (pp. 195, euro 18)
Lui, Bergelon, medico condotto, moglie e due figli, vita modesta, lavoro e casa; l’altro, Mandalin, padrone di una clinica, piccola ma remunerativa (nella misura in cui medici come Bergelon gli mandano i propri malati), vita brillante, ricevimenti e cene, come quella cui invita anche il collega che alla fine si è lasciato convincere e ha fatto ricoverare alla clinica una donna alla vigilia del parto. Stanno esagerando nel bere, sia il padrone di casa che l’ospite, quando non possono esimersi dal soccorrere la partoriente, ma sono ubriachi… Risultato: durante la notte, muoiono sia il bambino che la madre, e il marito, e mancato padre, comincia a perseguitarli, a minacciare soprattutto Bergelon, che sente più simile a sé e proprio per questo imperdonabile. Senonché, il dottore nasconde nella sua normalità, nel decoro della sua vita, nella routine della sua professione un’anima inquieta. Né felice né infelice: potrebbe continuare fino agli ultimi giorni la stessa vita se non fosse intervenuto quell’episodio, in sé privo di conseguenze per la sua figura pubblica ma capace di far deflagrare la sua intima insoddisfazione. O meglio: il suo non aver saputo mai aderire alla propria vita, l’aver sempre sentito di indossarla, ogni giorno, come un vestito, sotto il quale non c’è un Io pronto a manifestarsi, a realizzarsi magari, ma solo una vaga aspirazione a cercare altro, un’altra donna, un altro luogo, un altro mestiere forse. Non si spiegherebbe altrimenti la strana attrazione che il giovane medico prova per il vedovo che lo minaccia di morte e pure percepisce a sua volta una vicinanza con la sua vittima potenziale.
Continua a leggere Indossare la propria vita come un vestitoOggi, domani / Sun Tzu
“I guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra, mentre i guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere”.
Un assillo inevitabile, forse addomesticabile

Julian Barnes, Niente paura, Einaudi 2022 (pp. 248, euro 19,50)
“La consapevolezza della morte si è palesata presto per me, quando avevo tredici o quattordici anni. (…) Di recente il mio amico R. mi ha domandato se penso spesso alla morte, e in quali circostanze. Almeno una volta al giorno, gli ho risposto, senza escludere gli intermittenti attacchi notturni. L’idea della morte si insinua sovente nella mia coscienza quando il mondo di fuori offre un parallelo evidente: al calare della sera, quando le giornate si accorciano, o verso la fine di una lunga camminata.” Si può scrivere un libro all’insegna dell’ironia e dell’umorismo partendo da presupposti simili? Barnes lo fa, raccontando aneddoti sui propri genitori e il fratello filosofo, sulla propria adolescenza e la propria formazione, all’insegna di un’irreligiosità che ammette tuttavia un continuo rimuginare sulla possibilità di credere nell’esistenza di Dio e su quel che significa il non credervi (“Non credo in Dio, però mi manca. Ecco cosa rispondo quando me lo domandano”), e non esclude la frequentazione dei luoghi di culto (“Entro sovente nelle chiese, ma per interessi architettonici”).
Continua a leggere Un assillo inevitabile, forse addomesticabileOggi, domani / Thic Nhat Hanh
“Nel protestare contro una guerra, possiamo credere di essere una persona pacifica, un vero rappresentante della pace, ma questa nostra presunzione non sempre corrisponde alla realtà.
Osservando in profondità ci accorgiamo che le radici della guerra sono presenti nel nostro stile di vita privo di consapevolezza.
Se noi non siamo in pace, non possiamo fare niente per la pace”.
Oggi, domani / Khalil Gibran
“Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola”.