Gioco combinatorio e libertà inventiva

Fabio Gambaro, Lo scoiattolo sulla Senna. L’avventura di Calvino a Parigi, Feltrinelli 1973 (pp. 169, euro 18)

Il titolo evoca la definizione che Cesare Pavese, negli anni del lavoro comune all’Einaudi, recensendo il primo romanzo del collega aveva dato di Italo Calvino, “scoiattolo della penna” ma, anche, delimita il periodo di cui si vuole trattare: gli anni che vanno dal 1967 all’80, quelli in cui Calvino abita a Parigi – con la moglie Chichita, la figlia Giovanna, nata due anni prima dal loro matrimonio e il primo figlio di lei, Marcelo, adolescente – in square de Châtillon, nella periferia sud della capitale, e scrive, molto: prosegue le Cosmicomiche per passare poi, a inizio anni ’70, alle Città invisibili e al Castello dei destini incrociati cui seguirà Se una notte d’inverno un viaggiatore, nel ’79, l’anno cui risale anche La poubelle agréée. Opere che consolidano la fama internazionale dello scrittore italiano e che segnano una svolta nella sua produzione, addirittura una cesura, a parere di alcuni.

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Il tempo, la vita, gli altri / Italo Calvino

“E io passavo i giorni (…) bambino solitario, e ogni cosa per me era uno strano simbolo (…) Poi c’erano i grandi, che avevano il compito di trattare con le cose, con le vere cose. Io non dovevo far altro che scoprire nuovi simboli, nuovi significati. Così sono rimasto tutta la vita. mi muovo ancora in un castello di significati, non di cose, dipendo sempre dagli altri, dai ‘grandi’, da quelli che manovrano le cose”.

I libri bruciano male

«Che cosa sono l’uomo o la donna
la cui unica arma sono le parole?
Cosa c’è in queste parole da renderle così pericolose
che alcuni degli uomini più potenti della Terra,
con esercito, armi e persino armi nucleari,
non possono vivere in sicurezza sapendo che
queste persone, costoro – gli scrittori – esistono?»
Azar Nafisi

È difficile bruciare un libro, questa la constatazione da cui parte Paola Ginesi, della Fondazione Piccini: nel fumo acre “l’odore lugubre e triste delle cose che non vogliono bruciare”1, contorcimenti dolorosi, le pagine sembrano difendersi compattandosi, alcune volano in alto quasi per sfuggire ad un destino di morte etica, culturale, di vita, di bellezza, di sapere… prima ancora che materiale.

Un libro bruciato è il tentativo di cancellare un qualcosa esistito per anni, per secoli, per la paura del pensiero, della coscienza, della ragione, della forza dei diritti perché si sa bene che «conoscere il mondo è connesso al volerlo cambiare» (Aldo Capitini).

In Fahrenheit 451 i “vigili del fuoco”, “custodi della pace spirituale” della popolazione, inneggiano: “il libro è un fucile carico nella casa del tuo vicino: diamolo alle fiamme!”.

Però, se i libri bruciano male, ancor più difficile è bruciare il pensiero, la ragione, la bellezza, la coscienza, il sapere, il dubbio, la consapevolezza.

Ai Wei Wei, noto artista cinese in esilio – figlio di Ai Qing, uno dei più grandi poeti rivoluzionari della Cina – nelle memorie della sua famiglia2, scrive come, per evitare prigione o condanna a morte, insieme a suo padre decisero di bruciare tutti i libri di casa. In mezzo al silenzio e al dolore, quasi fisico, Ai afferma che si sentì crescere dentro una forza incrollabile: «il senso “inflessibile” della bellezza».

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Titolo: Manuel Rivas, Los libros arden mal, Alfaguara 2006
[1] Idem
[2] Ai Wei Wei, Mille anni di gioia e dolori, Feltrinelli 2023

Leggerezza concisa, esattezza del giudizio

Italo Calvino, Il libro dei risvolti. Note introduttive, quarte di copertina e altre scritture editoriali, Mondadori 2023 (pp. 430, euro 15)

La “scrittura paratestuale” di Italo Calvino, impiegato, dirigente e poi collaboratore esterno dell’Einaudi fra il 1947 e il 1983: brevi testi, per la maggior parte anonimi, di presentazione di libri e autori pubblicati dalla casa editrice, sono quelli che leggiamo in questo libro. “Il massimo del tempo della mia vita l’ho dedicato ai libri degli altri, non ai miei”, avrebbe constatato lo stesso Calvino a fine anni ’70, riferendosi anche alle cinquemila lettere intercorse tra lui e gli scrittori con cui era entrato in rapporto – una selezione è comparsa in un libro intitolato appunto I libri degli altri, Mondadori 2022, il cui curatore, Giovanni Tesio, sottolineava come quello con gli autori suoi corrispondenti sia stato sempre un dialogo per lo più ma non esclusivamente editoriale, che almeno in parte coinvolgeva l’officina e i retroscena delle sue stesse opere”.

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Il tempo, la vita, gli altri / Italo Calvino

“Nei tempi stretti delle nostre vite tutto resta lì, angosciosamente presente; le prime immagini dell’eros e le premonizioni della morte ci raggiungono in ogni sogno; la fine del mondo è cominciata con noi e non accenna a finire; il film di cui ci illudevamo di essere solo spettatori è la storia della nostra vita”.

Enclopedia Calvino

Domenico Scarpa, Calvino fa la conchiglia. La costruzione di uno scrittore, Hoepli 2023 (pp. 832, euro 30)

Uno strumento utile per orientarsi fra i molti libri pubblicati in occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, avvenuta il 15 ottobre del 1923, e insieme un’introduzione alla lettura di alcuni di essi, che queste note segnaleranno sino alla metà del mese prossimo: questo e molto altro offre quella che si potrebbe sinteticamente definire, per la sua complessità e la sua esaustività, un’ Enciclopedia Calvino, capace di render conto non solo dell’uomo e dell’autore ma anche del contesto nel quale la sua opera si è via via realizzata. Senonché, la definizione potrebbe risultare fuorviante: il lavoro di Scarpa non si limita a raccogliere dati e informazioni, ma propone letture critiche che si rapprendono spesso in interpretazioni illuminanti, di Calvino ma anche del secondo ’900 italiano, letterario e non solo letterario, e si aprono a considerazioni più generali sullo scrivere e sulla letteratura.

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Elogio (e segreti) della poesia

Nicola Gardini, Consigli a un giovane poeta, Garzanti 2023 (pp. 204, euro 16)

Le Lettere che Rainer Maria Rilke e la Lettera che Virginia Woolf indirizzavano a un giovane poeta sono ben presenti in queste pagine, sin dagli esergo che le precedono, e nei “consigli” che l’autore avanza non solo a chi aspira alla scrittura poetica o ne tenta le prime prove, ma anche a coloro che ne sono fruitori e possono ritrovare qui, espressi con rigore e insieme con una passione capace di trasmettersi, idee che la lettura di poesie aveva permesso di abbozzare soltanto. A partire da una fondamentale distinzione: prima di ogni poesia c’è la Poesia, “intuizione e ricerca di affinità”, di “corrispondenze” come amava dire Baudelaire, che si creano attraverso la ripetizione (di lettere, parole, frasi, ritmi sillabici) che avvince “l’orecchio e la mente del lettore-ascoltatore, lo stimola ad aspettarsi (…) il ritorno di qualcosa, a stare nel tempo e nello spazio della poesia e a viverlo come spazio di una promessa”.

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Il vecchio e la ragazza

Erri De Luca, Le regole dello Shangai, Feltrinelli 2023 (pp. 112, euro 14)

“Lo scrivo da lettore: all’inizio di un libro, mi piace sapere subito con chi ho a che fare. Non va bene per me scoprire chi sono i personaggi dopo svariate pagine”. Solo una consumata padronanza della scrittura narrativa può suggerire un incipit del genere, e di seguito mantenerne la promessa presentando i protagonisti: “Lui è un anziano campeggiatore solitario, anche in inverno. Lei è una giovane gitana scappata dal campo e dalla famiglia”. Ma queste sono solo delle carte d’identità: è alle voci della ragazza e del vecchio – così si chiameranno fra loro – che l’autore lascia il compito di dettagliare i rispettivi profili.

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Contro il nostro pensiero terrestre

Simone Regazzoni, Oceano. Filosofia del pianeta, Ponte alle Grazie 2022 (pp. 212, euro 16)

Coniugare l’argomentazione scientifica con la narrazione, filtrare la teoria appresa attraverso l’esperienza vissuta: l’autore è certamente fra quanti ritengono che questa sia la via per affrontare l’impensabile del disastro ambientale, ma la conversione che prospetta non è altrettanto scontata. Il dato di partenza è infatti costituito dalla constatazione che siamo “figli di un linguaggio e di un pensiero terrestri” che occorre sovvertire. Il settanta per cento della superficie terrestre è costituita da “Oceano”, non semplicemente dall’acqua, ma da un “Oceano universale” che “deve essere pensato come un tutto senza divisioni, un sistema unico al mondo che va dalla superficie agli abissi, dall’equatore ai poli e dall’inerte al vivente” e che, a differenza delle terre emerse, “resta ancora in gran parte (per l’ottanta per cento) inesplorato, non mappato, sconosciuto, senza misura, ingovernabile”, pur costituendo “il più importante fattore di controllo del clima sulla Terra.

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Perché le piante

Antonio Pascale, La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini, Einaudi 2022 (pp. 292, euro 20)

Vivere è sempre imparare a vivere. Se l’hai capito – senza metterti a fingere di saper vivere né, come capita a molti, passata la cinquantina, convincerti di averlo imparato – puoi scrivere della vita, la tua innanzitutto, e quella degli altri, con leggerezza divertita, ironia bonaria, malinconia affettuosa, e lo farai senza stabilire gerarchie fra le diverse età che hai attraversato e dunque in un andirivieni continuo tra l’infanzia e l’età che hai al momento in cui scrivi. Anche se – come l’autore – hai “sempre avuto la memoria bacata” e sei “un narratore inaffidabile” e dunque non ti resta che “(fare) autofiction polifonica, cioè (assorbire) umori e sensazioni dall’ambiente cercando di restituirli”.

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