Un aggiornamento della favola della rana e dello scorpione (“imperialista”) nell’amaro commento della situazione attuale a firma di Paola Ginesi, della Fondazione Piccini.
Secondo una favola, attribuita erroneamente a Esopo, uno scorpione deve attraversare un fiume, ma non sa nuotare. Chiede a una rana di traghettarlo. La rana non si fida per paura di essere punta, ma lo scorpione la tranquillizza: «Se ti pungessi, tu moriresti e io, non sapendo nuotare, annegherei». La rana stette a pensare un po’, poi rassicurata, convinta dalla sensatezza dell’obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua. A metà percorso lo scorpione la colpisce con il suo aculeo velenoso. La rana, disperata e morente, gli chiede «È la fine per tutti e due!!! Perché l’hai fatto?». Lo scorpione, prima di morire annegato, risponde: «È vero, ma non potevo farne a meno… sono uno scorpione: è la mia natura!».
Oggi stiamo assistendo all’inquietante storia dello scorpione “imperialista”, una parola caduta in disuso ma che sta ritornando “di moda” nei fatti che segnano – da Oriente a Occidente – il nostro tempo. E non solo gli Stati Uniti o la Russia!
Gli USA misero fine alla Seconda Guerra Mondiale eliminando in pochi secondi migliaia di giapponesi. È l’unico paese che ha osato lanciare la bomba, portando così il mondo a ciò che fu definito “equilibrio nucleare” basato sulla “distruzione reciproca”, sulla fine dell’umanità con un non improbabile olocausto nucleare. La ragione dello scorpione!
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