La voglia di giocare

▸ dai giorni del coronavirus

Ricreare a casa, con gli oggetti a disposizione, un’opera d’arte a scelta e metterla a confronto con l’originale per offrire a chi si trova costretto in casa in questi giorni di coronavirus un’occasione per sorridere: nata, pare, da un’olandese, l’idea è stata ripresa dal Getty Museum di Los Angeles.
Ma non solo: ha voluto provarsi nell’esperimento anche un circolo di scrittura bresciano, il MAHLIA. Di cosa si tratta? Lo spiega a secondorizzonte il suo ideatore, prima di offrirci un saggio dei risultati raggiunti.

Manerbio House Literary Award, in acronimo M.A.H.L.I.A..
Ma che significa?
La storia è più semplice di quel che si potrebbe pensare.
Il giorno di Pasquetta del 2015, ebbi l’idea, o forse l’intuizione, di proporre a un gruppo di amici, non tutti noti gli uni agli altri, di ritrovarsi intorno a quartine di gorgonzola annaffiate da bollicine, e di scrivere all’impronta proprio su ciò che la tavola offriva.
La serata fu memorabile, tanto da indurmi a un secondo esperimento.
Questa volta si era d’autunno, gli amici coinvolti erano più numerosi e desco e parole ruotavano intorno alla zucca.
L’idea piacque talmente tanto che si decise di fissare due appuntamenti l’anno, di mantenere la convivialità dell’incontro e di scrivere su una parola da me proposta. Questo ha fatto di me il Patron.
Nei cinque anni seguenti, gli spunti sono stati tanti: Uomini e Donne, Rivoluzione, Passi, Vite, Lingua, Specchio, Anniversario, Osso.
Ma cosa è successo di semestre in semestre? Qual è stata l’alchimia che ha riunito ventidue persone, alcune provenienti da altre regioni – nel frattempo il gruppo si era allargato – sollecitandole, a fronte di un inizio titubante, a scrivere sempre più di se stesse, della propria esperienza di vita e perfino dei propri pensieri più intimi?
Certamente uno dei fattori fondamentali è stato l’amicizia che via via si è creata, estendendosi alle persone che non si conoscevano fra loro, unendo un gruppo all’inizio disomogeneo.
Altra cosa che ritengo fondamentale è l’eterogeneità di vissuti e professioni che, svelatesi attraverso i testi condivisi nelle sessioni mahliane, ha consentito l’esperienza di una vicinanza profonda. La conoscenza dell’altro avvenuta attraverso la scrittura, ha creato uno spazio in cui depositare una parte di se stessi da offrire agli altri, in una comunione di cibo e parole che ha reso i nostri incontri speciali e unici nel loro genere.
Ed eccoci ai nostri giorni, non facili per nessuno.
La casa che abbiamo costruito in questi anni sta mostrando fondamenta solide e la capacità di accoglierci anche a distanza. Infatti, in questo periodo difficile in cui le distanze sembrano infinite e il tempo non esiste più se non in una forma a noi poco conosciuta, il Mahlia, o meglio, ciò che abbiamo saputo creare, ci ha dato la voglia di ritrovarci, seppur in via telematica attraverso uno schermo del PC, e di condividere ancora chiacchiere, cibo e scrittura.
È così che, grazie alla proposta di Mariangela, (una dei giudici del premio insieme con altre persone poiché, come tutti gli altri premi letterari, il gruppo si compone di scrittori, giuria, premi e tutto ciò che si conviene) abbiamo liberato il desiderio di esprimere la voglia di giocare e creare di ognuno facendo nostro l’invito del Getty Museum di Londra, il cui risultato è ciò che potete vedere di seguito.

Il Mahlia è composto da (in ordine sparso): Lucia e Andrea da Roma, Stefania e Lorenzo da Vicenza, Lia e Mimmo da Pistoia, Carlos e Angelica, Giuliano e Milena, Ivo e Nora, Claudio e Laura, Anna e Mauro, Mariangela e Marco, Mario e Clara, Mariagrazia e Andrea, Rossella e Renato (il Patron) da Brescia e provincia.

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