Pensiero del Presente / Non in nostro nome*

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*La lettera, scritta subito dopo le azioni terroristiche del 7 gennaio a Parigi, è indirizzata a Delfina Lusiardi, femminista bresciana, che l’ha tradotta e fatta circolare nell’ampia cerchia delle persone che in Italia hanno incontrato direttamente Zazi Sadou o l’hanno conosciuta attraverso le sue testimonianze.
Sono testimonianze della resistenza con la quale le donne algerine democratiche si sono opposte alle azioni di terrore dell’integralismo islamico negli anni novanta. Delfina Lusiardi le ha, di volta in volta, raccolte, curate e tradotte.

Carissima amica, sono ancora sotto choc per quello che è successo ieri a Parigi. Immagina la violenza delle emozioni che ci sommergono.
Ecco il testo che ho scritto come un grido del cuore…

Tahar Djaout, giornalista algerino è stato assassinato nelle strade di Algeri da un giovane uomo che l’ha chiamo con il suo nome prima di puntare l’odio di cui era armato contro la sua tempia… Robot della morte persuaso di aver vendicato Dio e il suo profeta.
Tahar Djaout aveva appena scritto: “Se parli muori, se taci muori allora parla e muori…”

Questa frase divenne il nostro slogan, una parola d’ordine che ha impegnato migliaia di algerine e di algerini che hanno resistito ai molteplici attentati  e assalti dei gruppi armati integralisti…
Le donne furono nelle prime linee per denunciare i crimini commessi in nome della religione  e di Dio!
Tutti i giorni, durante più di un decennio abbiamo occupato le strade e i cimiteri per denunciare a mani nude il nostro diritto alla Vita e alla Libertà difendendo così i nostri ideali repubblicani e democratici.
Dieci anni dopo aver lasciato l’Algeria sono ripresa dentro un incubo che ha ossessionato le nostre vite per due decenni.

L’attentato  contro i giornalisti di Charlie Hebdo è un crimine contro la Libertà d’espressione, base democratica incontestabile. Non c’è da avere alcun dubbio sull’intenzione degli assassini. L’impatto che può avere questo ignobile crimine è da prendere molto sul serio. Se gli assassini lo rivendicano a nome dell’Islam, non  lasciamoglielo fare. Che questo crimine ignobile non venga attribuito ai milioni di cittadini di orizzonti e di origini differenti. Non lasciamo che vengano usurpate e sequestrate la credenza di milioni di donne e di uomini e le culture legate ad essa per un ideale politico il cui solo obiettivo è di imporre una “dittatura” dove saranno banditi il libero arbitrio e la Libertà!
Agiamo, manifestiamo il nostro rifiuto di confusioni, denunciamo quelle e quelli che ci catalogano sotto l’etichetta di “musulmano” dunque potenzialmente integralista o violento!
Denunciamo, facciamo sentire le nostre voci e gridiamo forte in faccia a questi “spacciatori di paradiso”: vi è proibito agire in nostro nome!
Il movimento integralista legato all’islamismo politico è da combattere ovunque e con tutti i  mezzi. Che i suoi rappresentanti siano in colletto bianco o armati di Kalashnikov non lasciamogli occupare lo spazio pubblico! Che il sacrificio di centinaia di migliaia di vittime da Algeri a Gao, da Tombuctu a Kabul, dalle città dell’Irak a quelle della Siria non siano inutili.  Non si tratta di condurre “una guerra contro i musulmani” ma di agire INSIEME per impedire a quelli che ci uccidono di gettare i nostri figli  nei roghi che accendono dappertutto…
L’odio degli altri, l’odio verso lo straniero è l’ingrediente che alimenta questi focolai. Siamo solidali e vigili.

Zazi Sadou,
Militante femminista algerina
Portaparola del RAFD dal 1993 al 2002

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