Oggi, domani / Gustavo Zagrebelky

“Si dice tranquillamente che la guerra c’è sempre stata e ci sarà sempre. Non è vero, o meglio non lo sappiamo. Sappiamo che le guerre ci sono state dal momento in cui le società sono state dominate da padroni. E i signori, diceva Kant, sono affamati di guerra. Quando le società si piegano alle signorie, le signorie usano le guerre per i loro fini. La democrazia è – o dovrebbe essere – il regime che non tollera i signori: i signori della finanza, i signori delle armi. La democrazia è un’aspirazione, che ha come obiettivo la distruzione delle oligarchie. All’altare della patria c’è il sacello del Milite ignoto, cui si rende omaggio il due giugno. Io cambierei il nome: non milite ignoto, vittima ignota”.

Oggi, domani / Maurizio Guerri

“Tale è la tendenza estetizzante della fotografia, che il medium che trasmette l’angoscia finisce anche per neutralizzarla [diceva Susan Sontag]: all’interno del regime spettacolare delle immagini che domina lo sguardo globale (…) guardiamo tutto ma non vediamo niente. Questo forse è una delle chiavi che ci consente di comprendere la paralisi estetica e politica davanti al genocidio dei palestinesi. (…) “Guardare tutto, senza toccare niente”, scriveva Walter Benjamin a proposito del rapporto feticistico ed estetizzante che i consumatori di merci e di immagini intrattengono con i prodotti con cui entrano in relazione. Guardare, ma non vedere, quindi impossibilità di prendere posizione nella storia per trasformarla.” 

Oggi, domani / David Bidusssa

“Da una parte minaccia cresciuta in modo prepotente, dall’altra eclissi della pressione dell’opinione pubblica. Cosa lega questi due elementi e che cosa differenzia la scena di allora [anni della guerra fredda] da quella di ora? La scomparsa del futuro. Dietro chi agita la minaccia del nucleare c’è la dichiarazione di non voler cambiare il presente ma di garantire rapporti di forza favorevoli alla propria parte. Contemporaneamente ciò a cui assistiamo è la verticale perdita di terreno di una mobilitazione che chiede un futuro diverso. Negli anni più cupi della guerra fredda la mobilitazione dell’opinione pubblica ha funzionato. Cosa impedisce oggi all’opinione pubblica di funzionare o anche, più radicalmente, di non ritenere vincente una mobilitazione? È la fiducia nel cambiamento che sembra decisamente in declino.” 

Oggi, domani / Gustavo Zagrebelsky

“Quelli che noi chiamiamo stati moderni hanno tutti o quasi un monumento al milite ignoto. Un eroe di guerra, un corpo senza nome che è il simbolo di coloro che la guerra la fanno fare agli altri. L’Italia nel primo conflitto mondiale ha fatto la guerra all’Austria, ma i suoi dirigenti hanno mandato in guerra i soldati. Sono loro quelli obbligati a mettere in gioco la vita. La propaganda serve a coprire il sacrificio che compiono, a eccitare gli spiriti con l’amor di patria e l’odio verso il nemico. Bisognerebbe intitolare quelle statue al milite inconsapevole, e chiederci se siamo davvero tutti per la pace”.

Oggi, domani / George Saunders

“Il mondo è pieno di gente guidata da secondi fini, che cerca di convincerci ad agire al suo posto (spendere al suo posto, combattere e morire al suo posto, opprimere gli altri al suo posto). Ma in noi c’è quello che Hemingway chiamava ‘rivelatore di cazzate incorporato e antiurto’. Come riconosciamo una cazzata? Guardiamo come reagisce la parte più profonda e sincera della nostra mente in sua presenza”.

Oggi, domani / Franco Volpi

“È stato detto, rovesciando la famosa tesi di Marx [“I filosofi hanno interpretato il mondo in modi diversi, ma si tratta di trasformarlo” (1845)], che non basta più trasformare il mondo, perché esso cambia anche senza il nostro intervento. Si tratta di interpretare adeguatamente tale cambiamento affinché esso non sfoci in un regnum hominis privo del suo monarca”.

Oggi, domani / Gilles Deleuze

“Non ci manca certo la comunicazione, anzi ne abbiamo troppa; ci manca la creazione. Ci manca la resistenza al presente. Siamo pervasi di parole inutili, di una quantità folle di parole e di immagini. La stupidità non è mai muta né cieca. Il problema non è più quello di fare in modo che la gente si esprima, ma di procurare loro degli interstizi di solitudine e di silenzio a partire dai quali avranno finalmente qualcosa da dire. Le forze della repressione non impediscono alla gente di esprimersi, al contrario la costringono ad esprimersi. Dolcezza di non aver nulla da dire, diritto di non aver nulla da dire: è questa la condizione perché si formi qualcosa di raro o di rarefatto che meriti, per poco che sia, d’esser detto”.

Oggi, domani / Michele Serra

“Per la natura noi siamo uguali ai piccioni, ai cervi, alle nutrie, alle locuste, all’erba e ai boschi, quando capita la natura ci travolge e ci schiaccia senza domandarsi — nemmeno per un attimo — se siamo russi o ucraini, ebrei o palestinesi, l’unico criterio conosciuto, per una tempesta, sono le leggi fisiche che governano la biosfera. Nelle manifestazioni della natura (anche quelle miti, vitali e prospere) potremmo riconoscere quell’unità che ci rende tutti uguali, e che abbiamo tragicamente perduto”.

Oggi, domani / Max Horkheimer – Theodor W. Adorno

“Nell’età fra i quaranta e i cinquanta capita spesso di fare una strana esperienza. E cioè di scoprire che la maggior parte di quelli con cui siamo cresciuti e rimasti in contatto, mostrano segni di disfunzione nelle abitudini e nella coscienza. (…) Ma anche quelli a cui non accadono fatti decisivi, presentano segni di disgregazione, la conversazione con loro diventa insipida, chiassosa, vuota. Mentre prima, invecchiando, si riceveva un impulso spirituale anche dagli altri, ora si ha quasi l’impressione di essere i soli ad avere ancora spontaneamente interessi oggettivi. (…) nelle condizioni attuali il semplice svolgimento della vita, pur conservando determinate capacità tecniche o intellettuali, porta, già nella maturità, al cretinismo. (…) È come se gli uomini, per punizione di aver tradito le speranze della loro giovinezza e di essersi inseriti nel mondo, fossero colpiti da una precoce decadenza”.