Oggi, domani / Elina Yazji 

“Ahmed, un insegnante di 32 anni, cammina con le sue due figlie per vedere cosa resta della loro casa nel quartiere di al-rimal. “Continuavano a chiedere quando saremmo tornati”, dice a bassa voce. “Ora che siamo qui, non riconoscono più nulla. Chiedono: ‘Dov’è l’albero? Dov’è il nostro gatto?’ E io non so cosa rispondere”. 

Oggi, domani / Mohammed El-Kurd

“I media ci vedono come terroristi, ci demonizzano, siamo dei subumani. E quindi molte persone, certamente in buona fede, negli anni hanno contrastato quell’immagine presentandoci come vittime. Il problema di queste categorie, che siano i terroristi o gli eroi, è che sono unidimensionali, appiattiscono una realtà che per sua natura ha uno spettro complesso. Il modo migliore di umanizzarci sarebbe concederci l’intero spettro dell’umanità. Perché quando dici che i palestinesi sono solo vittime che porgono l’altra guancia e accettano qualsiasi sofferenza, li stai appiattendo. E quando dici che i palestinesi sono eroi, resilienti, che resistono, stai imponendo loro un superpotere che non è umano. E quando li definisci terroristi, allo stesso modo li appiattisci. Umanizzarci solo come “vittime”, dunque, significa dire: vi sistemiamo in categorie che funzionano bene per la psiche europea o americana”.

Oggi, domani / David Grossman

“È difficile immaginare il futuro in questa realtà che ci soffoca, che ci toglie il domani: quello nostro, quello dei nostri figli e quello dei nostri nipoti. Eppure resto convinto che bisogna combattere contro la paura. Ricordo la storia di un uomo che durante tutta la guerra del Vietnam andava a protestare davanti alla Casa Bianca. Un giorno, un giornalista gli chiese: ‘Pensi veramente di cambiare il mondo?’. L’uomo rispose: “No, ma non voglio che il mondo cambi me”.

Oggi, domani / Maria Anna Mariani

“Non esiste spettatore innocente. Passività e innocenza non sono sinonimi: anche l’inazione è una forma di coinvolgimento. (…) Nella maggior parte dei casi si tratta invece di una posizione moralmente compromessa, anche se non criminalmente colpevole. (…) Le categorie di colpa e innocenza sono insufficienti; così come quelle di distacco e disinteresse. Esistono soggetti implicati che non commettono il danno ma ne traggono profitto o vi sono strutturalmente connessi. È in questa zona grigia della responsabilità che si trova l’Italia. (…) l’Italia appare più che mai come una bystander [spettatore coinvolto] strutturale: spettatrice impotente e complice sistemica. Lo è per scelte politiche, per le dipendenze strategiche, ma anche per un immaginario che non sa più produrre resistenza perché ha smesso di avere paura. E proprio la paura, scriveva Buzzati, è la forma suprema di resistenza alla minaccia nucleare”.

Oggi, domani / Gustavo Zagrebelky

“Si dice tranquillamente che la guerra c’è sempre stata e ci sarà sempre. Non è vero, o meglio non lo sappiamo. Sappiamo che le guerre ci sono state dal momento in cui le società sono state dominate da padroni. E i signori, diceva Kant, sono affamati di guerra. Quando le società si piegano alle signorie, le signorie usano le guerre per i loro fini. La democrazia è – o dovrebbe essere – il regime che non tollera i signori: i signori della finanza, i signori delle armi. La democrazia è un’aspirazione, che ha come obiettivo la distruzione delle oligarchie. All’altare della patria c’è il sacello del Milite ignoto, cui si rende omaggio il due giugno. Io cambierei il nome: non milite ignoto, vittima ignota”.

Oggi, domani / Maurizio Guerri

“Tale è la tendenza estetizzante della fotografia, che il medium che trasmette l’angoscia finisce anche per neutralizzarla [diceva Susan Sontag]: all’interno del regime spettacolare delle immagini che domina lo sguardo globale (…) guardiamo tutto ma non vediamo niente. Questo forse è una delle chiavi che ci consente di comprendere la paralisi estetica e politica davanti al genocidio dei palestinesi. (…) “Guardare tutto, senza toccare niente”, scriveva Walter Benjamin a proposito del rapporto feticistico ed estetizzante che i consumatori di merci e di immagini intrattengono con i prodotti con cui entrano in relazione. Guardare, ma non vedere, quindi impossibilità di prendere posizione nella storia per trasformarla.” 

Oggi, domani / David Bidusssa

“Da una parte minaccia cresciuta in modo prepotente, dall’altra eclissi della pressione dell’opinione pubblica. Cosa lega questi due elementi e che cosa differenzia la scena di allora [anni della guerra fredda] da quella di ora? La scomparsa del futuro. Dietro chi agita la minaccia del nucleare c’è la dichiarazione di non voler cambiare il presente ma di garantire rapporti di forza favorevoli alla propria parte. Contemporaneamente ciò a cui assistiamo è la verticale perdita di terreno di una mobilitazione che chiede un futuro diverso. Negli anni più cupi della guerra fredda la mobilitazione dell’opinione pubblica ha funzionato. Cosa impedisce oggi all’opinione pubblica di funzionare o anche, più radicalmente, di non ritenere vincente una mobilitazione? È la fiducia nel cambiamento che sembra decisamente in declino.” 

Oggi, domani / Gustavo Zagrebelsky

“Quelli che noi chiamiamo stati moderni hanno tutti o quasi un monumento al milite ignoto. Un eroe di guerra, un corpo senza nome che è il simbolo di coloro che la guerra la fanno fare agli altri. L’Italia nel primo conflitto mondiale ha fatto la guerra all’Austria, ma i suoi dirigenti hanno mandato in guerra i soldati. Sono loro quelli obbligati a mettere in gioco la vita. La propaganda serve a coprire il sacrificio che compiono, a eccitare gli spiriti con l’amor di patria e l’odio verso il nemico. Bisognerebbe intitolare quelle statue al milite inconsapevole, e chiederci se siamo davvero tutti per la pace”.

Oggi, domani / George Saunders

“Il mondo è pieno di gente guidata da secondi fini, che cerca di convincerci ad agire al suo posto (spendere al suo posto, combattere e morire al suo posto, opprimere gli altri al suo posto). Ma in noi c’è quello che Hemingway chiamava ‘rivelatore di cazzate incorporato e antiurto’. Come riconosciamo una cazzata? Guardiamo come reagisce la parte più profonda e sincera della nostra mente in sua presenza”.

Oggi, domani / Franco Volpi

“È stato detto, rovesciando la famosa tesi di Marx [“I filosofi hanno interpretato il mondo in modi diversi, ma si tratta di trasformarlo” (1845)], che non basta più trasformare il mondo, perché esso cambia anche senza il nostro intervento. Si tratta di interpretare adeguatamente tale cambiamento affinché esso non sfoci in un regnum hominis privo del suo monarca”.

Oggi, domani / Gilles Deleuze

“Non ci manca certo la comunicazione, anzi ne abbiamo troppa; ci manca la creazione. Ci manca la resistenza al presente. Siamo pervasi di parole inutili, di una quantità folle di parole e di immagini. La stupidità non è mai muta né cieca. Il problema non è più quello di fare in modo che la gente si esprima, ma di procurare loro degli interstizi di solitudine e di silenzio a partire dai quali avranno finalmente qualcosa da dire. Le forze della repressione non impediscono alla gente di esprimersi, al contrario la costringono ad esprimersi. Dolcezza di non aver nulla da dire, diritto di non aver nulla da dire: è questa la condizione perché si formi qualcosa di raro o di rarefatto che meriti, per poco che sia, d’esser detto”.