6 aprile 2009 L’Aquila

93.copertine-sorsoli.aquila

Continua a fare il suo lavoro
lo specchio al terzo piano,
di fronte a lui  l’armadio
che ha perso l’anta
si specchia a bocca aperta,
dentro non è rimasto nulla.
Esposti al cielo, muti e sporchi
si guardano,
restano in attesa che Lei torni.
Quel giorno era al suo
primo appuntamento ,
non trovava nulla di bello da mettersi,
si vedeva cosi brutta!
Loro non riuscirono proprio
a convincerla
di quanto fosse bella.

Non è più tornata.

aprile 2011

3 poesie

92.copertine-sorsoli.3poesie

Io sono sterile
in saggezza,
più mi si  confà
il lampo di cuore
che l’intuito geniale,
la parola saggia,
se qualche volta arriva,
o è in ritardo o in anticipo
sul momento utile
così  resto io, spesso,
con una saggezza inutile.

1 novembre 2015

È cieco lo sguardo
di chi guarda
volendo vedere
Il reale risponde
a ciò che si vuole trovare.

Liberare da volontà lo sguardo
è rara sapienza
penetra il veduto e
ne illumina
“l’oscura  sostanza”.*

 9 aprile 2015
*La citazione finale è tratta da Il mare non bagna Napoli, di Anna Maria Ortese

Dentro lenzuola di seta
fredde d’amore
indurite da umori stantii
stanno distanti i corpi
un tempo amanti.

17 giugno 2015

Cantando l’infanzia

70.copertine-laboratorio.infanzia

Tu mi ricordi l’infanzia,
quando l’aurora, compagna di giochi,
irrompeva sulla sponda del letto
sorprendendomi…

quando la fede nel meraviglioso
mi rifioriva sempre nel cuore
com
e una fresca corolla…
quando insetti, uccelli e fiere,
nuvole, erbe e cespugli esercitavano

tutto il loro fascino …

quando a notte lo scroscio della pioggia

recava sogni della terra incantata

e nella sera la voce di mia madre

dava senso alle stelle…

Rabindranath Tagore

cantandoinfanzia_01

Tu mi ricordi l’infanzia,

quando interamente mi pervadevano i suoni,
campane e rondini…

quando forme visi e colori erano fusi
nella pienezza viva
dei pomeriggi ronzanti e immobili
delle pozzanghere sulla strada battuta
dei nascondigli ingenuamente segreti …

quando la mano serena che traeva disegni dalla lana
mi testimoniava e rassicurava
della fraterna anima del mondo …

Tu mi ricordi l’infanzia,
quando l’aurora, compagna di giochi,
irrompeva sulla sponda del letto
sorprendendomi

quando la testiera del letto
con i suoi intarsi madreperlati dai mille colori
mi affascinava e mi trasportava in un mondo incantato
sorprendendomi

quando a sera il buio arrivava,
accompagnato dai suoi fantasmi e dalle sue paure,
e mi scaraventava nell’angoscia
sorprendendomi

cantandoinfanzia_02

quando le coperte, tirate su, su oltre la testa,
facevano barriera al mondo proteggendomi
da ciò che non volevo sentire

quando una nebbia lattiginosa mi avvolgeva
e mi immergeva nell’oblio

quando il rumore scoppiettante del moschito
annunciava l’arrivo di un giovane uomo

quando l’assenza e il desiderio di lei bruciavano l’anima

quando il miracolo dell’amore si rinnovava
tra le braccia della nonna, sempre pronta
ad accogliere la piccola bambina.

Tu mi ricordi l’infanzia,

quando nei giorni d’inverno, malata
a lungo, curiosa aspettavo
le allettanti promesse di chi mi curava

quando la soglia, il pollaio, il porcile,
il recinto dell’orto, il pozzo,
la stalla,
segnavano il limite dell’aia assolata

quando in assenza dei Grandi,
la gabbia dei conigli vuota,
a terra,
diventava il mio nascondiglio

cantandoinfanzia_03

quando i ciliegi, le zinnie, le rose a mazzetti,
le palle di neve,
le speronelle turchine
coloravano i confini dell’universo

quando le altissime oche, vestite di candida piuma,
il collo proteso in avanti, l’occhio nemico,
il becco aperto
soffiando, mi rincorrevano

quando gli zingari, in sosta all’incrocio,
con carovane cavalli bambini
e donne
dalle lunghe sottane e la pelle scura, mi impaurivano

quando la gatta bianca correva veloce
sul ponte,
incontro al pescivendolo
che fischiettava lontano

quando dalla strada ghiaiata, improvviso,
irrompeva nell’aria
l’urlo del fruttivendolo che domandava:
«vàghia?!»¹

quando una sera in cucina, la polenta sul fuoco,
mia madre diceva aver visto, dai vetri,
passare nel cielo
Santa Lucia

¹«vado?!»

 

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Esercizi di carteggio nautico

13.copertine-srebernic.carteggio-nautico

Approssimazione cartografica

I

Si è smarrito:
si ferma a chiedere lumi,
strada, indicazioni …
Ma come sente
la sua voce fare la domanda
subito se ne pente:
troppo diversi i costumi,
la lingua è troppo differente …

Intanto l’Altro, l’indigeno,
parla,
e pare che risponda.

Riparte.
Ma non ha capito.

***

II

la sua morale
è dura e sbrigativa:
“E’ inutile cercare
non si arriva a niente”

Oppure basterebbe
sapere
leggere le carte,
accontentarsi
dell’approssimazione,
non arrivare al centro,
ma ‘vicino’,
restare comunque dentro
la Rappresentazione…

***

Declinazione

“tu sei il mio nord”
ma l’indirizzo
varia da punto a punto,
e, per giunta,
di anno in anno.
(insomma, non si danno
mai strade sicure, certe,
o quantomeno
coordinate durature).

‘Declinazione’:
declina, cioè cade, si inclina,
o meglio si abbassa,
comunque si avvia verso la fine.

In fondo tutto passa.

***

Determinazione della rotta di soccorso

Lasciate stare amici,
è solo tempo perso,
voi andate,
è impossibile il soccorso,
non ho le mie coordinate:
vi ringrazio,
troppo è diverso
il contesto o il sistema
strazio temporale.

***

5.

Deviazione standard

(ossimoro apparente:
in fondo non è quello che
tutta la gente vuole/sogna:
la deviazione o trasgressione
sicura e regolata,
‘standard’, cioè conforme ad un modello
garantito, testato e assicurato,
anzi certificato,
dall’esito preciso ed appagante?)

 

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Istruzioni per la resa (e altre, non oltre)

12.copertine-srebernic.istruzioni-resa

1.

(QUASI ALL’UNISONO)

Tutto già detto.
E’ tutto già accaduto
-fatto, scritto, vissuto-
tutto.

Anche il lavoro del lutto.

***

2.

Non sono ordini,
nemmeno consiglifigurarsisemmai
son note a margine,
fogli sparsi.

SECONDA VOCE:
”scarsi!”

(oppure notti a margine,
ed anche figli sparsi)

***

3.

Regola numero uno:
calare la bandiera,
sciogliere il nodo,
piegarla.
Togliere il chiodo.
(A meno di vedere
che non c’era.
Si intende la bandiera)
Cancellare le insegne,
le scritte,
cancellare.
(Ma questo lo abbiamo fatto
già, prima,
nella furia del sottolineare).

***

4.

AL MEGAFONO:
“Le chiavi sul tettuccio,
scendere
dall’auto lentamente,
le mani bene in vista”

SOTTOVOCE (cercare di ricordare
tutto quello
che si è dimenticato,
la lista…)

“Declinare scandendo
le generalità:
nome- lavoro- sesso…”
( e altre scomparse amenità…)

***

5.

Antefatto
Solo una lunga attesa
che venga la sorpresa –
l’arma segreta,
il contropiede,
il colpo che ribalta
la partita…
pronti a lanciare il cuore
oltre l’ostacolo                       “ma dove, dove, dov’era?”
E invece niente,
è finita,
c’è la resa.
La battaglia era contro
l’illusione del miracolo.

(2014)

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da “Al Dio Greco” (parte seconda)

04.copertine-srebernic.dio-greco

(per Carlo Michelstadter)

Disperso
in un sogno confuso
e teso
a fermare
il peso che solo
chiedeva cadere.
(l’illusione:
dell’astuzia vana,
l’inutile bestemmia
di un vago piano
di Persuasione)
Ma il mare muto
è un rifugio
al dio randagio
e perduto.
(30 gennaio 1984)

***

Con l’innevata meraviglia

Con l’innevata meraviglia
di un pastore greco,
– alla città di fronte,
acquattata come un geco-
vedo Afrodite. La notte
brilla con verde
riflesso di bottiglia.
(12 settembre 1984)

***

Ci sono profumi

Ci sono profumi
che fanno pensare
a una donna un po’ persa
– che non sai chi sia-
a una vigilia, a una festa,
in Galleria.

Ci sono profumi
che lascian pensare
a una storia che hai in testa,
a una festa,
a una vita diversa.
(Milano,Galleria Vittorio Emanuele 1984)

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da “Manuale di Afasia”

04.copertine-srebernic.manuale-afasia

Atto di fede

Atto di fede:
non sono io che non vede,
è dio
che non mi crede.

Secondo Atto di fede:
no, no, son io,
è dio
che non ci vede.
(ottobre 2013)

***

Talcsciò

C’erano tutti:
i rappresentanti dei lavoratori
a contratto, a programma, a sensazione…
c’era anche quello con il posto fisso,
un rappresentante del baratro e l’altro dell’abisso.

Ognuno parlava tra sé e con i suoi
la sua propria lingua,
-dialetto, idioma-
incurante del domatore che aizzava:
“e dopo’? e dopo?
dica qual è il suo scopo?…
oppure dica chi la paga per restare zitto!”
e il coro: “è un nostro diritto!”

C’era anche un cristo crocifisso
-o forse era un ologramma-
ma c’era di sicuro la sua mamma,
cercava i RESPONSABILI
“magari, ad averne!”
fraintese il conduttore,
sempre più condotto e passeggero.

Uno voleva i nomi, I NOMI!
di tutti quelli di cui sono d’avanzo i soprannomi,
e si conoscono le tracce a memoria.
Uno,  da solo era diventato vecchio in un angolo,
se la prendeva “con una gran faccia di bronzo”
-non si era accorto dello specchio-
e gli gridava.” stronzo! stronzo! stronzo!”,
in un crescendo ossessivo di bava alla bocca.

“Sotto a chi tocca!” faceva il domatore
la bandiera tenendo in mezzo al campo
-cioè le file di poltrone-
chiamando a caso i numeri da casa
c’era scappato il miracolo, il risorto.

Uno invece era morto,
uno aveva mandato la giustifica,
l’altro la verifica e i suoi libri tutti pubblicati
di cui nessuno s’era accorto.
L’altro più furbo, fingeva di essere vivo,
o forse era un automa
sponsorizzato dal sindaco di roma,
che bastava a provocare i suoi stessi sensi di colpa.

Insomma tutto era ordinato,
a suo modo, funzionava
il domatore comunque domandava
“E dopo, dopo?”

Sull’altro canale,
‘Realtà parallele’, la signorina del palato
in bella mostra mimava con perizia commovente
la ricetta del giorno
“l’ultimo giro di giostra” è sottotitolato
a cura del Dolce forno  e di Delizie del parlato
che lo han sponsorizzato.

“E’ l’ultimo giro!” diceva persino l’inserviente…
Niente, il domatore continuava:
“e dopo,  e dopo?”

“Chi lo ha detto che ci sia il dopo”
disse spegnendo, l’Ultimo Spettatore.
(2013)

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da “Al Dio Greco” (parte prima)

04.copertine-srebernic.dio-greco

Guidato nella corsa

Guidato nella corsa
dal dio del perdifiato
– senza suffisso
e senza desinenza –
portato dal vento leggero
dell’Inappartenenza.
(aprile 1985)

***

Happy hand

Dio, se c’è e se si può dire,
è un disegnatore preciso e fedele,
dalla mano felice e crudele:
un segno perfetto e chiaro.
Ma la sua penna è intinta nel curaro.
(12 dicembre 1983-8 aprile 1984)

***

Non s’annotta

Non s’annotta
questa nota
ininterrotta.

Di viole e di violini.

***

La sfronta, la scarna

La sfronta, la scarna,
la sfibra, la squaderna.

E’ uno splendido animale
questa gioia che mi assale.

***

La rivincita dell’occhio

“La rivincita dell’occhio
sullo sguardo:
fai che sia sempre
ricordo la tua assenza,
godi del tuo ritardo”.

Disse,
e scomparve il dio
dell’Inappartenenza.
(10 marzo 1985)

***

Con tutto si trastulla

Con tutto si trastulla,
poiché il mondo non è
che un’infiorescenza del nulla.

Si diletta del niente
– il dio segreto, il dio
dolceridente.
(1985)

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