Storia di banana: giallo fuori e bianco dentro

Shi Yang Shi, Cuore di seta. La mia storia italiana made in China, Mondadori 2017 (pp. 166, euro 17)

Made in China, nel titolo in copertina, è scritto come il timbro impresso sui prodotti commerciali: la storia di cui si racconta si svolge in Italia, ma il suo marchio d’origine è là, in Cina.

Perché è quello che è avvenuto là a spiegare le ragioni dell’emigrazione: l’essersi resi conto, al tempo della Rivoluzione culturale, che “la libertà non era qualcosa di cui si potesse disporre in Cina. Ma soprattutto che l’essere umano aveva un lato oscuro che può concretizzarsi in crudeltà” inimmaginabili. E dunque decidere che il destino del proprio figlio è in gioco, anche se ha appena sette anni, e l’unica via, per “garantire alla propria discendenza un’istruzione e una vita migliori” è separarsene, e mandarlo insieme alla madre nel “Bel Paese, l’Yìdàlì”.
Di qui comincia la “storia italiana” di Shi, il cui primo impatto è con “stranieri” che gli “occhi grandi e i nasi grossi” rendono del tutto simili, indistinguibili: un po’ come i cinesi per noi…

Il fatto è che, una volta partito, non potrai decidere che era meglio prima, e tornare a casa, perché “quando lasci il tuo villaggio per emigrare, ci ritorni solo con l’abito di seta. In altre parole: se non ce l’hai fatta, ti conviene restare dove te ne sei andato. Finisci incastrato in un meccanismo”, fatto di lavori dequalificati, pesanti, sottopagati, di sistemazioni al limite della vivibilità, di rapporti difficili anche con i connazionali. Quelli che Shi e la madre incontrano sono infatti i cosiddetti “ebrei della Cina”,  “dediti al commercio e dotati di un sistema creditizio basato sull’etica del lavoro”, chiusi in “una comunità a sé”, che parla un dialetto incomprensibile.
Né cinese né italiano”, finisce per diventare il protagonista, lontano da una “Cina che continuava a cambiare velocissimamente, senza di noi”, ma straniero anche in Cina quando vi farà ritorno e sarà considerato un “banana: giallo fuori e bianco dentro”.
Eppure, è una storia di emancipazione – umana, culturale, sociale – quella che si racconta in questo libro. Un libro che fa un po’ di luce su donne e uomini che incontriamo ogni giorno, e abbiamo l’impressione di non conoscere.

Questo testo compare anche nel sito della nuova libreria Rinascita di Brescia, alle cui attività culturali Carlo Simoni collabora

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *